Dalla magia di Masnago ai misteri dell’Est. Il diario-reportage di Antonio Armano

La storia del giornalista e scrittore è partita dalla Piccola Fenice del poeta varesino Silvio Raffo

Circondato da oltre ottomila libri, in uno dei luoghi più affascinanti della nostra città, tra ragnatele e voliere che imprigionano parole, lo scrittore Silvio Raffo ogni mercoledì, da oltre trent’anni, racconta con passione un romanzo o una silloge poetica. Dietro a una tenda rossa che funge da sipario, alcune gocce di vetro colorato pendono dal soffitto, mentre uno specchio arrotondato e coperto d’edera rimanda un’immagine annebbiata della sala.

Molti sono gli scrittori che alla Piccola Fenice, nel cuore di Masnago, hanno presentato i propri libri, e altrettanti gli studenti che hanno deciso il loro destino, rapiti dalla seduzione della letteratura. Tra loro anche lo scrittore e giornalista del Fatto Quotidiano , che qui presenterà “La signora col cagnolino e le nuove russe col pitbull” (Clichy) mercoledì 17, alle 21 (seguirà la presentazione il 25 maggio all’inaugurazione dei Giardini Letterari di Villa Toeplitz), un viaggio nelle mitiche città dell’Europa dell’Est.

Dopo “Maledizioni”, libro-inchiesta sui processi agli scrittori dal dopoguerra in Italia, edito da Aragno, ristampato dalla Bur nel maggio 2014, grazie all’intervento di Aldo Busi, e finalista al premio Viareggio, la nuova opera di Armano è una narrazione in bilico fra il diario di viaggio, con divagazioni molto personali, e il reportage. Sullo sfondo i paesi dell’Est, narrati tra il glorioso passato artistico e il difficile presente, in un periplo che varca i confini del tempo, non meno di quelli dello spazio. Lo zingaresco vagabondaggio si snoda tra città il cui nome si legge sui libri, ma che non sono molto visitate, decisamente non turistiche: Jalta, in Crimea, Vitebsk, in Bielorussia, Kaliningrad (Russia, già Königsberg), Drohobyč e Černivci, in Ucraina, Višegrad nella Repubblica serba di Bosnia, Nymburk in Repubblica ceca, Bender, in Transnistria; per finire nella mitica Odessa (Ucraina) e in Israele. Partiamo però da Varese.

Era il lontano 1993 e un giovane Armano, occhi azzurri e una folta chioma bionda, era stato chiamato a prestare il servizio civile a Jerago con Orago – luogo che non aveva mai sentito nominare – e iniziava, quasi per caso, grazie ad un’amica di Elena, la sorella, a frequentare la Piccola Fenice.

Negli stessi mesi, iniziava a studiare ceco e tornava nei paesi dell’Est, falsificando il passaporto (durante il servizio militare o civile non si poteva espatriare), come racconta nel prologo del libro. E la provincia di Varese ha avuto un ruolo fondamentale: «Quello del servizio civile è stato un anno spartiacque. In provincia ho trovato stimoli culturali importanti che non ho trovato altrove: La Piccola Fenice di Silvio Raffo, la libreria Carù a Gallarate. È stata forse solo fortuna. Tutta la vita dipende molto dalla fortuna. O dalle coincidenze, se vogliamo usare un termine più esoterico. Ma in quell’anno varesino mi sono dato totalmente alle letture, ai film e allo studio del ceco».

Il muro di Berlino era caduto da poco, in tutti i paesi dell’Est cresceva la voglia di libertà e rinnovamento. “La signora col cagnolino” è anche un diario di bordo, molto personale, dove, attraverso il racconto, riusciamo a vivere avventurosi viaggi nei furgoni clandestini delle badanti (quasi un milione lavorano in Italia), e un fitto caleidoscopio di incontri, con le persone più diverse, dai giovani ai più anziani, a cui Armano ha qualcosa da rubare per regalare alla narrazione.

E così mentre conosciamo la vita e il destino di gente comune, che vive dove hanno vissuto importanti artisti e scrittori, troviamo quegli stessi grandi personaggi ritratti. Come Kant, il grande filosofo prussiano, descritto nel suo “destino di deriva”: lui che non voleva spostarsi né lasciare la sua città, si ritrova da morto in  Russia. Conosciamo la casa natale del pittore Marc Chagall, “una casetta di mattoni rossi a vista”, che si trova nell’attuale Bielorussia del dittatore Lukašenko, al potere da troppi anni.

O ancora il geniale scrittore e disegnatore polacco Bruno Schulz, che si manteneva a stento insegnando carpenteria, ma ai suoi studenti raccontava favole – andate perdute, come il suo ultimo romanzo “Il Messia” -, ed è stato ucciso dai nazisti nel 1942. Tra le numerose e deliziose divagazioni letterarie e autobiografiche e la fitta trama picaresca di incontri, con un inchiostro indelebile e che danno luce e corpo a un universo poco conosciuto in Occidente, il libro porta con sé, sin dal titolo, un omaggio al celebre racconto “La signora col cagnolino” di Anton Čechov, del 1899. Oltre un secolo dopo, il cagnolino è diventato un pitbull senza voce, da cui le nuove russe si fanno scortare durante le vacanze a Jalta, annessa alla Russia con tutta la Crimea, al tempo di Putin.