Stefano Fortunato e il suo Leicester cocktail. «Ispirato a mister Ranieri»

tendenze«Anche io sono partito da nulla per costruire un sogno»

«Sono un ragazzo fortunato perché m’hanno regalato un sogno». Così recita la nota canzone di Lorenzo Jovanotti, Ragazzo fortunato. La colonna sonora della storia di Stefano, giovane varesino di 23 anni, potrebbe davvero essere questo brano del mitico Lorenzo. Non solo perché Stefano si chiama Fortunato di cognome, ma perché recentemente è questo il mood che accompagna la sua quotidianità.
«Con l’incredibile e clamoroso successo del Leicester di mister Claudio Ranieri in Premier League, quest’anno

è stata riscritta la storia», spiega Stefano da sempre appassionato di calcio, calciatore dilettante e barman acrobatico di professione. «Ranieri ha trasformato quella che poteva sembrare solo una bella favola, in realtà. Ora la squadra giocherà addirittura la Champions League: un risultato ottenuto grazie all’ambizione, alla voglia di riscatto e al duro lavoro di questo grande allenatore. In questa vicenda ho rivisto un po’ la mia storia, la mia scommessa: sono partito da niente, nessuno credeva in ciò che volevo diventare, e ora sono un flair bartender che gira tutta Italia e non solo, e collaboro con le più importanti scuole nazionali e internazionali di questo mondo». Stefano ha cercato, come molti dei suoi coetanei, una propria collocazione nel mondo partendo per l’estero. «Per un anno ho lavorato a Tenerife come barman. Poi, sono rientrato in Italia». Ora è deciso ha crearsi un futuro nel nostro Bel Paese. «Credo che la nostra nazione faccia scuola su molti fronti. Siamo il meglio nella moda, nella cucina e le nostre donne sono le più ricercate in America. Non è il sogno americano che dobbiamo inseguire, il sogno dobbiamo ricercarlo qui, nel nostro Paese».
E Stefano è deciso ad arrivare ancora più in alto e per dare una ulteriore spinta alla grinta che lo contraddistingue ha deciso di tatuarsi una celebre frase pronunciata proprio nei giorni scorsi da Ranieri. «Il mister quando gli hanno chiesto cosa stesse succedendo, ha risposto: siamo qualificati per la Champions League, Dilly Ding Dilly Dong. Bene: ho deciso che mi tatuerò nell’interno coscia Dilly Ding Dilly Dong. Questo sarà il simbolo del mio percorso».
La storia della campanella appartiene già alla leggenda. Ranieri ha spiegato in conferenza di aver adottato una campanella immaginaria da far suonare durante gli allenamenti per richiamare l’attenzione dei suoi ragazzi. Il colpo di genio quando risponde ad un giornalista: “Ehi man, we are in the Champions League. Dilly Ding Dilly Dong”. Ranieri ha poi spiegato che si tratta di una sua forma per spronare i giocatori: i ragazzi capiscono che qualcuno sta dormendo quando il mister pronuncia la “formula magica”. Il Dilly Ding Dilly Dong è diventato un tormentone e persino un coro dei tifosi: in queste ultime settimane, Claudio Ranieri ha dato un sacco di materiale per la costruzione del mito mediatico.
Stefano, infatti, si ispira a un motto: «Non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta. Quello che ha fatto Ranieri con il Leicester dimostra che è una persona che sa cosa c’è dietro l’ambizione e quanto duramente bisogna impegnarsi per raggiungere l’obiettivo».
Il prossimo 24 giugno, Stefano parteciperà a una gara mondiale dedicata ai barman, di flair e cocktelleria che si terrà a Milano. «Per l’occasione ho inventato un cocktail che presenterò proprio durante la gara: il Leicester. Si tratta di un cocktail con base vodka, sciroppo al pistacchio, due “bar spoon” di miele al tartufo, fatto con spuma di uovo bianco e liquore alle nocciole. Ha un colore che va dall’azzurro al verdino: ricorda il campo da calcio». Ovviamente, il giovane barman varesino aspira a qualificarsi nella gara, ma il suo vero sogno è un altro. «Vorrei tanto che Ranieri assaggiasse il cocktail che ho creato ispirandomi a lui e, come dice, un saggio: se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto. Quindi, mister Ranieri: vengo volentieri a trovarla per farle provare il mio cocktail dedicato al suo grande successo».