Avvocatessa truffatrice. Patteggiamento a due anni

La donna è accusata di truffa, estorsione e di aver falsificato delle sentenze

Patteggia a due anni e un mese l’avvocatessa truffatrice. Il patteggiamento è stato ratificato ieri davanti al gup: il pubblico ministero Annalisa Palomba, che ha coordinato l’inchiesta condotta dagli agenti della Digos della Questura di Varese, chiude così quella che potrebbe essere soltanto la prima tranche dell’indagine. Nei mesi, infatti, si sono fatte avanti altre vittime. E la professionista, che si era auto radiata dalla professione dopo l’accordo sul patteggiamento, potrebbe dover affrontare un secondo procedimento.

La pena finale potrebbe quindi toccare i tre anni. Le vittime individuate dagli inquirenti in questa prima tranche d’inchiesta sono in tutto 12, persone truffate per importi che spaziano dai due milioni di euro ai 200mila euro. L’avvocatessa varesina, 55 anni era accusata di truffa, ma anche di estorsione e di aver falsificato delle sentenze giudiziarie facendo credere ai propri assistiti di aver vinto delle cause civili che in realtà, non erano mai state, in alcuni casi, nemmeno istruite.

Il pubblico ministero Palomba nei mesi scorsi ha chiesto e ottenuto dal gip Anna Giorgetti l’interdizione della professionista. La legale, infatti, stando a quanto accertato dagli uomini della polizia di Stato continuava, nonostante l’inchiesta in corso, ad assumere incarichi. Per l’autorità giudiziaria c’era il concreto rischio che vi fossero altri episodi di truffa ai danni di ignari cittadini. Nelle prime settimane d’indagine praticamente ogni giorno in Questura si presentava qualcuno che esponeva il proprio caso esprimendo quanto meno perplessità nei confronti dell’operato della professionista. Sono 12 i casi per cui l’avvocatessa ha patteggiato: nessuna delle vittime è stata sinora risarcita. Secondo l’accusa l’avvocatessa oltre a truffare gli assistiti facendosi pagare per atti poi risultati del tutto falsi, oppure cause mai intentate ma che sosteneva di aver vinto propugnando sentenze fasulle, avrebbe anche estorto del denaro. Come? Utilizzando un cliente, con precedenti piuttosto consistenti, per recuperare dei crediti in sospeso. Nei confronti dei clienti, che la donna considerava morosi, sarebbero state attuate minacce piuttosto credibili da parte dell’emissario della professionista al fine di convincerli a pagare. Durante la perquisizione nello studio della cinquantacinquenne sono state trovate in cassaforte cambiali intestate al “picchiatore” utilizzato per riscuotere pagamenti.