«Chi dice che il 40% è poco non si rende conto del crollo dei voti»

L’ex sindaco di Varese festeggia: «Risultato di prestigio, nonostante i media nazionali ne abbiano parlato poco»

«Un risultato molto positivo, oltre le mie aspettative. Chi dice che il 40 per cento è poco, non si rende conto del calo che negli ultimi anni ha avuto la partecipazione popolare».

Attilio Fontana, già sindaco di Varese e con l’esperienza di presidente del consiglio regionale alle spalle, si dice assolutamente dell’affluenza alle urne di domenica. «Ricordiamo che ci sono sindaci, alle ultime amministrative – spiega Fontana – che sono stati eletti con un’affluenza inferiore al 50 per cento. Aver raggiunto il 40 per cento al Referendum è un risultato di prestigio».

Anche per via delle difficoltà nel promuovere a livello mediatico la consultazione, che non ha trovato spazio, rammenta Fontana, sulle televisioni nazionali.

«Hanno cercato in tutti i modi di silenziarlo, le tv nazionali non ne hanno parlato, quindi il risultato ottenuto è obiettivamente molto positivo. Dirò di più, onestamente non pensavo avremmo raggiunto questa percentuale». Ad abbassare poi la percentuale è soprattutto il dato di Milano, dove i votanti sono stati nettamente inferiori rispetto alle altre province. «Milano è sempre stata molto distante dai problemi della vita quotidiana, mi sembra abbia un rapporto abbastanza distaccato rispetto a quelle che sono le esigenze della nostra terra. È come se ci fossero molte persone che vivono fuori dalla realtà di tutti i giorni». Ora, quello che Fontana si aspetta è «che il presidente della Regione riesca ad ottenere quanto è stato già previsto». E con la sua grande esperienza da sindaco, sottolinea come «sia giusto rivalutare quelli che sono i rapporti con gli enti locali, che sono stati penalizzati in una maniera devastante».

Infine, un appunto sull’appello al non voto dei vertici del Pd. «Questi sono i veri mali della politica: quando si tratta di una questione che oggettivamente va a beneficio di tutta la collettività, non importa chi la propone. Non deve interessare che a lanciarla sia stato Maroni, che oggettivamente ci ha messo la faccia, ma bisogna guardare al beneficio per i propri concittadini. Prima vengono loro, dopo l’appartenenza politica. Io, da sindaco, avevo criticato il governo Berlusconi sul Patto di stabilità, per difendere i miei cittadini. Se non l’avessi fatto, forse sarei stato gratificato maggiormente a livello politico. Ma un amministratore deve pensare prima ai cittadini. Altrimenti, è la vecchia politica».