Il Campo dei Fiori “sente” tutto. «Anche Varese tremò di paura»

Tra numeri e storia - Il sismografo del Centro Geofisico fa capo a Roma

Il sismografo dell’Osservatorio Astronomico Schiaparelli al Campo dei Fiori continua a registrare nuove scosse tra la provincia di Rieti e Ascoli. Si tratta di eventi replica a quello di magnitudo 6 che ha devastato il Lazio nella notte a cavallo tra martedì e mercoledì scorso. «Gli eventi replica sono terremoti più deboli che seguono un evento principale – spiega , responsabile dell’attività del Centro Geofisico Prealpino, una delle circa 300 stazioni sismografiche presenti in tutta Italia che fanno capo all’Istituto

nazionale di geofisica e vulcanologia di Roma – L’epicentro di questi nuovi sismi è localizzato pressoché nella stessa zona del primo, proviene dalla stessa faglia che ha generato l’epicentro principale.
Spesso, si sente utilizzare impropriamente il termine “scosse di assestamento”: «In questo caso non sappiamo se sono davvero scosse di assestamento o fenomeni dello stesso stampo di quello principale – spiega ancora Valisa – Potrebbe trattarsi di una nuova carica, come è successo in Emilia quando, a distanza di nove giorni dall’evento principale, c’è stato un secondo sisma». Nella notte a cavallo tra mercoledì e giovedì, alle 3.17, il sismografo di Varese ha registrato una scossa di magnitudo 4.3 della scala Richter. Ieri alle 14.36 la terra a tremato di nuovo: la scossa registrata è sempre stata di 4.3. «L’Italia, negli ultimi decenni, ogni 2 o 3 anni deve fare i conti con eventi sismologici. Era da un po’ che vivevano un silenzio sismico – continua Valisa – tra gli addetti ai lavori la preoccupazione c’era. Quando c’è per un periodo prolungato una mancanza di eventi, qualcosa si sta caricando».
La zona del Varesotto, a differenza di molte altre regioni, è un’area a basso rischio sismico. «Il rischio zero non esiste. Diciamo che Varese ha sempre risentito di terremoti che hanno avuto epicentro in altre aree sismogenetiche, come l’Appennino e il bresciano».
Valisa si rifà alla storia. «In queste zone vale la pena ricordare il terremoto del 1220, più intenso di quello verificatosi nel Lazio perché si è stimato che fosse di magnitudo 7 sulla Richter. L’epicentro era collocato nell’area del lago di Garda. Quel sisma, stando ai documenti del tempo, avrebbe raso al suolo la città di Brescia e di Verona, facendo grossi danni a Milano e a Como a campanili e cornicioni. Varese, all’epoca, non era ancora una città così attiva da essere documentata: presumiamo, però, che le scosse si siano fatte sentire in modo abbastanza intenso anche qui».
C’è poi stato un importante evento sismico nel 1600 a Bergamo e, più vicino nel tempo, quello del 1901 di Salò dove l’intero lungolago è crollato sotto le scosse. «Altra zona sismogenetica è la Valle del Rodano, in linea d’aria poco distante da noi. Quando in epoca storica di sono registrati sismi nella Valle, le scosse sono state avvertite anche da noi. Questo per chiarire che anche la Lombardia non è del tutto esente da questi fenomeni».