Il mutandologo di Varese vende i suoi pezzi di storia

Graziano Ballinari dopo aver collezionato oltre 400 capi intimi dice basta: «Voglio fare il nonno»

– Basta mutande: la collezione di oltre 400 capi intimi che raccontano un secolo di storia del Bel Paese sotto i vestiti, dall’Unità d’Italia ai primi show televisivi, è ufficialmente in vendita. Ad annunciarlo è , il mutandologo (appellativo inventato per lui da Maurizio Costanzo), che ha deciso a 75 anni di cambiare vita.

«La mostra di tre settimane fa a Villa Toeplitz è stata l’ultima – afferma dalla sua abitazione di viale Borri – d’ora in poi voglio fare il nonno, e raccontare alle giovani generazioni la storia, le tradizioni e di quella miseria povera ma felice in cui sono cresciuto, per sconfiggere la miseria ricca e infelice di oggi». Un’idea, questa, che presenterà al Direttore dell’ufficio scolastico provinciale (ex provveditorato).

C’è stato un tempo in cui l’abito, anche quello intimo, comunicava: «Oggi si è persa questa consapevolezza e così capita che vestendosi si finisce con l’inviare messaggi sbagliati», spiega Ballinari. Che ne fa una questione culturale più che morale: «Oggi le mutande sono di tutti i colori, hanno perso di significato, tanto che su quelle maschili qualcuno sente il dovere di scrivere “uomo” – commenta – mentre ancora nel secolo scorso il colore, come le dimensioni, aveva il suo perché, nelle case come nei bordelli».

Tempi in cui ogni forma, ogni colore, aveva la sua dimensione, il suo significato di cui le persone, contadine o nobili che fossero, ne erano consapevoli. E il mutandologo è studioso e custode di questi codici: «Le signore del popolo avevano quattro mutande, ma le più importanti erano quelle della domenica e quelle per il dottore, con il fiocchetto davanti – racconta – la Contessina Giuseppina Raimondi di Mornasco, seconda moglie di Garibaldi, ne aveva un paio di pizzo bianco con sportello davanti che secondo l’eroe nazionale, facevano più vittime delle baionette».

Dalla regina Margherita a Merylin Monroe, per ogni mutanda Ballinari ha un aneddoto, una storia, oggi in vendita.

«Qualche anno fa un museo francese mi offrì 10 mila euro per la mia collezione, ma non ero pronto a separarmene, non ero ancora in pensione – spiega Ballinari – Ora è diverso, i miei figli non hanno mai capito la mia passione per la storia del costume, quando andavo in tv da Costanzo si vergognavano di me. Se morissi andrebbe tutto in discarica».

Difficile pensare di venderle tutte insieme: «Alcune, libere, fuori dalla collezione, appartenute a personaggi famosi che per anni liberamente mi mandavano le loro mutande, o me le lasciavano alla fine del Costanzo show, ho iniziato a venderle a signore che magari le incorniciano per abbellire il bagno. Una ci ha fatto addirittura le tende».

In vendita anche la collezione di costumi da bagno delle prime miss Italia, da ’46 al ’57, indossati da dive assolute, dalla varesotta Nives Zegna a Gina Lollobrigida, passando per la prorompente Silvia Pampanini, vincitrice morale, a furor di popolo, del concorso del 1946.