La casa dello sport varesino nei sogni degli studenti

I ragazzi del Politecnico di Milano hanno immaginato come riqualificare il Franco Ossola e il PalA2A

«Nell’antistadio del Franco Ossola potrebbe essere creato un centro polifunzionale e di interscambio con i mezzi pubblici. La struttura coperta potrebbe ospitare nuovi impianti sportivi, come un campo di calcio e di basket. Inoltre, una copertura a sbalzo in continuità col nuovo intervento potrebbe coprire il settore distinti, così da poterlo dotare anche di poltroncine».

L’idea arriva dagli studenti del Politecnico di Milano che frequentano il corso di scienza delle costruzioni con il docente a contratto Riccardo Aceti e che, nell’ambito di una esercitazione, provano a immaginare come riqualificare la Cittadella dello Sport di Masnago.
Il compito chiede ai giovani di intervenire sugli impianti sportivi di quella zona – che hanno circa cinquant’anni – senza prevedere grandi interventi di demolizione e ricostruzione, ma valorizzando l’esistente.
Del resto, se lo stadio di San Siro ha 90 anni ed è

ancora utilizzato, perché non augurare lunga vita anche per il Franco Ossola, valorizzando la struttura storica e contenendo i costi che richiederebbe una eventuale ricostruzione?
Gli studenti prendono in considerazione anche il Palazzetto dello Sport, proponendo di «aprire al pubblico il mezzo anello della galleria, dove ad esempio potrebbe essere creata una sala polivalente dotata di piccoli Sky box. Questo con l’obiettivo di rendere l’impianto fruibile tutti i giorni dell’anno e non solo durante le partite di pallacanestro».
«L’ultima gradinata, inoltre, con modesti interventi di riqualificazione, potrebbe, per esempio, diventare anche uno spazio mostre, magari anche permanente o magari adibito a museo dello sport. E non è finita: nella stessa sede potrebbe essere aperto un bar con vista verso il Sacro Monte, raggiungibile con un nuovo ascensore».

I progetti puntano anche a riqualificare lo storico velodromo con l’utilizzo di tecniche e materiali innovativi. «Ovviamente si tratta solo di idee. Di spunti che arrivano da un progetto portato avanti da studenti di età compresa tra i 22 e i 24 anni, non di progettazioni definite – chiarisce Riccardo Aceti – Sappiamo bene che, traducendo queste idee in progetti veri e propri, ci si imbatterebbe anche in problematiche burocratiche che meritano successivi approfondimenti.
Per esempio l’antistadio oggi rappresenta una via di fuga per i tifosi nel caso di un’eventuale evacuazione dal settore distinti, ma nulla vieta di ipotizzare soluzioni preliminari che fungono da spunto, senz’altro approfondibili, soprattutto se queste provengono da giovani menti piene di entusiasmo, immaginazione e originalità».
Del resto, perché fermarsi di fronte ai primi impedimenti? «Varese si vuole candidare a diventare Capitale dei Giovani, perché allora non coinvolgere i nostri ragazzi a ragionare su tematiche di questo tipo, che poi potrebbero in un secondo tempo essere davvero approfondite?» si domanda il professor Aceti, convinto che le idee che arrivano dai giovani, all’occorrenza, possano costituire la base di progettazioni utili anche per rispondere ad eventuali bandi di finanziamento. La volontà della giunta, del resto, è proprio quella di riuscire a intercettare risorse esterne per riqualificare gli impianti sportivi della città.