La coppia di benefattori che lasciò il segno

Le strade della memoria. L’opera di Emma Macchi Zonda e del consorte Silvio Macchi per la città

Il grande cuore dei varesini ha sempre rappresentato una caratteristica della nostra comunità. La generosità e l’accoglianza sono valori che fanno parte del nostro territorio, nonostante i pregiudizi e i luoghi comuni che si possono sentire spesso in giro. Ed oggi il giornalista , nel suo progetto “Le strade della memoria”, realizzato per “La Varese Nascosta”, ci parla proprio di uno, anzi di due grandi esempi.

Una coppia di benefattori che non ha avuto eguali nella storia di Varese. A , che con il consorte ha “investito” un ingente patrimonio in istruzione e sanità pubblica, è intitolata la traversa di via Dalmazia su cui s’affaccia la scuola materna che porta lo stesso nome. Le donazioni della coppia furono originate dalle fortune accumulate dalla famiglia di Emma Zonda nella produzione e nel commercio del vino, attività che gli Zonda condividevano con i Panza di Biumo,

con cui avevano legami di parentela, e che consentì al conte Giuseppe di raccogliere le opere d’arte contemporanea collocate nella villa di Biumo Superiore poi donata al Fai. Silvio Macchi, nato nel 1858 da Giovanni Macchi, dopo aver conseguito il diploma in ragioneria, fu segretario in vari comuni del Varesotto prima di fissare la propria residenza a Varese, dove ricoprì gli incarichi di assessore alle Finanze del Comune e di consigliere provinciale. Emma Zonda nacque a Milano nel 1873 dal varesino Ambrogio Zonda e da Natalina Mari, di Capolago. Il padre avviò e sviluppò l’attività vitivinicola fino ad operare, nella seconda metà dell’Ottocento, a livello nazionale. Al pari di Emma si dedicarono a opere benefiche, nella città di Milano, i fratelli Enrico ed Emilio, a cui è intitolato il padiglione chirurgico del’ospedale Maggiore, che Emilio nominò proprio erede universale, mentre Enrico finanziò con generosità il Pio Albergo Trivulzio.

Tornando a Emma Zonda e Silvio Macchi, va ricordato il contributo fondamentale offerto per lo sviluppo nel nuovo ospedale varesino nel parco di Villa Tamagno e, in particolare, la donazione che consentì la costruzione del padiglione per la cura dei malati di tubercolosi. Molto importante fu poi il contributo che i coniugi diedero allo sviluppo dell’educazione dell’infanzia a Varese: con i loro fondi furono aperti gli asili di Biumo Inferiore, di Giubiano e di Bobbiate, il cui progetto fu affidato a Lodovico Pogliaghi, l’autore della porta centrale del Duomo di Milano che aveva progettato anche la villa di Emma Zonda e Silvio Macchi al Sacro Monte, nel cui cimitero riposano le spoglie dei due grandi benefattori. Emma Zonda è ricordata anche per aver donato ai fedeli di Bobbiate e non solo la Grotta della Madonna di Lourdes, nota come la Madonnina di Bobbiate. Passeggiando nei suoi boschi nella località Deserto, la gentildonna aveva colto la somiglianza fra l’antro bobbiatese e quello in cui la Vergine Maria era apparsa a Bernadette.

Per rendere accessibile l’area fu necessario bonificare il terreno circostante, roccioso e in parte paludoso, e consolidare le pareti della Grotta che, dal 16 luglio del 1902, data dell’inaugurazione, è meta di pellegrinaggi. Il ritratto di Emma Zonda, scomparsa nel 1912, e Silvio Macchi, morto dodici anni dopo, opera di Giuseppe Amisani, fa parte della quadreria dell’ospedale di Circolo Fondazione Macchi.