«La mia Varese? Roberto Bof, la pallacanestro e il Caramamma»

La “nostra” Bebe Vio: le medaglie di Rio, la cena di martedì con Obama, la sua varesinità

Sì, quella bambina è cresciuta. La Bebe Vio che sognava di andare alle Paralimpiadi, che si era innamorata di Bruno Cerella, che andava al palazzetto di Venezia con la felpa della Pallacanestro Varese è diventata una donna grande, una grande donna. Finita su tutte le copertine, in giro per il mondo, due medaglie – un oro e un bronzo – al collo, martedì sera sarà a cena a casa di un certo Barak Obama per parlare di sport.

La Bebe Vio che ha conquistato tutti e di tutti ha toccato i cuori e che è passata anche da qui, lasciando il segno. La Bebe Vio con cui è una fortuna parlare, una di quelle interviste in cui bisogna solo star zitti. Perché Bebe si può solo ascoltare, cercando di cacciare indietro le lacrime che ogni tanto bussano agli occhi, maledette loro.

Tre cose, senza pensarci troppo.

Vai.

La prima è la pallacanestro. Perché mi avete portato al palazzetto, perché mi avete fatto capire quanto è importante per voi, perché grazie a Varese mi sono appassionata al basket. Adesso però tifo per la Reyer…

La seconda cosa è il rugby. Mi avete portato alla festa ed è stata una cosa bellissima, coinvolgente, incredibile. Ho avuto la possibilità di conoscere la squadra di rugby femminile, ho avuto l’onore di disegnare le magliette che sono poi state indossate dalle giovanili. E insomma, è una cosa bella pensare che questi ragazzini giochino con delle maglie disegnate da me

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Il Caramamma. Un bar meraviglioso dove mi avete portato, dove ho avuto modo di conoscere la squadra della Varesina Calcio, ma soprattutto dove ho avuto modo di conoscere il Caramamma, l’aperitivo . Me ne hanno regalata una bottiglia e io qui l’ho fatta assaggiare a tutti. Ne vorrebbero ancora… Ma sapete qual è la cosa bella?


Dietro a tutte queste cose che mi legano a Varese c’è sempre la stessa faccia, la stessa persona. Roberto Bof.


Un uomo che fa centomila cose e non so come possa riuscirci, un casinista. Ma la cosa bella è che io non riesco a ricordare un’immagine di Roberto da solo: mi viene in mente solo il Bof in gruppo, insieme a qualcuno, in mezzo alla gente. Questo è bellissimo, perché significa che Roberto fa sempre tutto per gli altri, solo per gli altri.


Le medaglie sono bellissime, la mia medaglia d’oro è meravigliosa. Però preferisco il bronzo della gara a squadre. Certo, l’oro è il massimo: ma c’è solo il mio nome, non quello di tutte le persone che l’hanno vinto con me. Il bronzo della gara a squadre è nostro, è di tutti.


L’hai detto tu: strepitosa. In quell’abbraccio subito dopo aver vinto l’oro c’è dentro tutto quello che provo per loro, quello che loro significano per me. Non li vedevo da giorni, erano in tribuna e ad ogni stoccata mi giravo per urlare con loro. E alla fine volevo soltanto alzarmi dalla carrozzina e correre da loro, solo quello.


Ma non so cosa gli chiederò: sarò molto naturale, sarà una serata tranquilla. Quasi tra amici: lui è uno molto “sciallo”, ci divertiremo. Parleremo di sport, credo, perché Renzi mi ha portata per quello. E il bello è che si parlerà di sport, senza distinzioni tra “paralimpici e olimpici”. Sport e basta.

Al nuovo direttore prima di tutto dico che gli è successa una cosa bellissima, meravigliosa. E gli consiglio di continuare a lavorare come ha lavorato fino a ieri. Ovvero divertendosi e prendendo questa cosa come un gioco bellissimo e non un lavoro. Io., appena passo da Varese, salgo in redazione a trovarvi. Ok?