L’ombra lunga del terrorismo. Lo jihadista abitava a Tradate

Fermati tre reclutatori di estremisti: tra di loro Tarek Sakher, domiciliato in provincia fino a due settimane fa

Nuova operazione anti terrorismo: arresti a Tradate, Cassano D’adda e Finale Ligure. E c’è un quarto ricercato.
In manette è finito Tarek Sakher, 34enne disoccupato irregolare sul territorio italiano, domiciliato fino a due settimane fa a Tradate, in provincia di Varese, era invece nel mirino della Digos da tempo in quanto fratello di Redouane Sakher, presunto jihadista regolare in Italia da una decina di anni, sposato con un’italiana convertita all’islam e residente a Bergamo,

espulso lo scorso 10 ottobre con decreto del ministro Angelino Alfano.
Quello stesso giorno il reparto investigativo della polizia varesina aveva prelevato Tarek e da Tradate lo aveva trasferito al Centro di identificazione di Torino, in attesa di espulsione, dove ieri gli è stato notificato il fermo.
Le due indagini, quella della Digos e quella dei carabinieri dei Ros si sono quindi incrociate e su disposizione della Procura antiterrorismo di Genova e ieri mattina è scattato il fermo.

Tarek era arrivato in Italia come richiedente asilo, a Tradate viveva da tre o quattro mesi al massimo. Defilato, in paese non era conosciuto: aveva sempre mantenuto un basso profilo.
Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Federico Manotti, hanno consentito di individuare come il gruppo, organizzato su base familiare e stanziato tra la Liguria e la Lombardia, si occupasse di diffondere via internet materiale jihadista e di instradare combattenti dal Nord Africa in territorio siriano, ma anche in Libia, per conto dell’Isis.
L’opera di propaganda e proselitismo era svolta esclusivamente sulla rete, attraverso canali riservati e sui social, ricorrendo a pseudonimi e account fittizi.
Il materiale divulgato a numerosi contatti era in parte direttamente ottenuto da al-Hayat Media Center, organo di propaganda ufficiale dello Stato Islamico.
Nella vita reale i tre arrestati erano insospettabili e incensurati.
Quella di Tarek sarebbe la posizione più sfumata: l’algerino faceva propaganda attraverso i canali della rete ma non sarebbe stato ancora “promosso” al ruolo di reclutatore o di organizzatore della logistica per l’invio di combattenti radicalizzati in Siria.