«Perdere Umberto Bossi sarebbe un grave danno»

Francesco Speroni, tra i primi a dar vita alla Lega, parla di quello che è successo a Pontida

«Perdere Umberto? Sarebbe un grosso danno per la Lega. Spero che anche stavolta lui e Matteo facciano pace. Salvini premier? Molto meglio di Di Maio».

Parola di , già ministro ed eurodeputato leghista, fedelissimo di Umberto Bossi da sempre (era col “Vecchio Capo” insieme a Giuseppe Leoni alla “cena dei reduci” per festeggiare il 21esimo compleanno della Padania), ma anche molto vicino a Matteo Salvini con cui ha condiviso l’esperienza all’Europarlamento di Bruxelles.

Non l’ho capita. Non ho capito perché Salvini abbia deciso di non far parlare Bossi. Può essere che se la sia presa per la storia del sequestro che in ogni caso deriva da una condanna di Bossi, giusta o sbagliata che sia.

Finora è sempre rientrata, mi auguro che rientri anche stavolta. Ci sono sempre state tensioni tra Bossi e Salvini, molto più che tra Bossi e Maroni per fare un esempio.

Sarebbe un grosso danno, questo di sicuro.

Quelli lasciamoli perdere. Sono loro che ci hanno impedito di fare tutta una serie di cose di cui Salvini ha parlato nel suo intervento a Pontida, sperando che riesca a farle. Se abbiamo ancora i prefetti, il bollo auto e il canone Rai, è colpa di quelli che erano i nostri alleati.

L’ambizione è quella, per poter non essere più condizionati. Perché o si pensa di avere la maggioranza da soli, come vogliono fare i grillini, oppure in coalizione, anche se sei il più grosso – succede anche in Comune a Busto, per dire – gli altri alcune cose devono dirle e ottenerle. Meglio partire da una posizione di forza.

Direi di sì. A differenza di altri, non ha avuto esperienza di governo, può essere un’incognita. Ma lo stesso Berlusconi, quando per la prima volta è diventato presidente del consiglio non aveva mai fatto nemmeno il consigliere comunale. Di sicuro Salvini è meglio di Di Maio. Poi uno può dire “non ci vuole molto”, però ormai l’esperienza Salvini se l’è fatta, le capacità ce le ha, e non vuole certo fare il dittatore, ma avrà una squadra di collaboratori.

A Pontida ho visto i nostri simboli e i nostri ideali. Il referendum va in quella direzione.

Speriamo non siano solo leghisti, ma condivisi da tanti altri cittadini. Se c’è una cosa in cui abbiamo difettato è di far capire agli elettori padani che l’unica forza politica che rappresentava i loro interessi era la Lega. Ora noi facciamo una proposta, non targata solo Lega come ai tempi del referendum dopo la sfilata sul Po, ai lombardi e ai veneti per tutelare al meglio i loro interessi. Poi c’è gente molto generosa ed altruista, contenta che Roma metta le mani nel loro portafoglio, oppure che non si rende conto di essere derubata ogni giorno da Roma. Il referendum è uno strumento per aprire gli occhi e fare in modo che le nostre risorse rimangano qua, risorse non in senso boldriniano perché quelle è meglio che vadano altrove.