Pinti e Civati, i giovani rampanti della politica. «La nostra Varese, tra Galimberti e Orrigoni»

L’intervista doppia - Uno leghista, l’altro del Pd. Cosa li accomuna? La gioventù e la passione

I giovani scendono in campo per il futuro della città. A Varese lo “svecchiamento” della politica è un dato di fatto che fortunatamente accomuna tutti gli schieramenti. Abbiamo deciso di mettere a confronto il segretario cittadino del Carroccio Marco Pinti e il consigliere comunale e capolista del Pd Andrea Civati.

Un’idea per rilanciare la città.

Pinti: L’idea è più partecipazione. Mi piacerebbe che i cittadini venissero coinvolti durante tutto il mandato, occorre studiare forme dirette e tecnologiche, senza inseguire nessuno, ma sul buon esempio della Svizzera.

Civati: La prima cosa che farei è inaugurare un nuovo asilo nido comunale. Il tema dell’aiuto alle famiglie è spesso quello più trascurato, ma il Comune può fare molto, prendendo soldi dai fondi europei.

Il più grande pregio dei varesini.

P: L’ironia, e il non prendersi troppo sul serio. C’è questo disincanto che permette di avere una leggerezza che non si immagina nello stereotipo dei varesini.

C: Che lavorano tanto e parlano poco. Fatti e non parole.

Un difetto?

P: Lo stesso di prima, quando l’ironia sfocia del cinismo.

C: Spesso ci deprimiamo e descriviamo la nostra città più brutta e spenta di quello che è.

Come rilanciare l’occupazione giovanile?

P: Semplice, portando più lavoro. Basterebbe tenerci il nostro residuo fiscale, detassare le aziende, tenere i soldi che lo Stato si prende sul territorio. L’assessore Ghiringhelli sta ragionando su quali aliquote si possano eliminare per dare un segnale.

C: Per quello che può fare il Comune, anzitutto andrebbe investita più attenzione nei servizi a supporto dei ragazzi per la ricerca del lavoro, come l’InformaGiovani e l’InformaLavoro per aiutarli nell’ingresso mondo del lavoro. Sostenerli anche nel fare esperienze all’estero, che sono un aiuto a trovare un impiego.

Com’è il rapporto con l’università?

P: Sono per la libera università in un libero comune. La politica, e la Lega, hanno avuto il merito di portarla a Varese. Poi l’università deve utilizzare al meglio la posizione strategica di Varese per crescere. In questo momento è come una macchina che ha il pieno, deve solo accelerare.

C: Purtroppo spesso non si è riusciti a fare rete tra Comune e Università. Ci dev’essere un maggiore investimento in collaborazione per fare iniziative in comune. Un esempio semplice? Da anni in via Ottorino Rossi è stata chiesta la realizzazione di un passaggio pedonale, la cui progettazione c’è, ma non è mai stato realizzato. Il primo passo concreto è realizzare quel passaggio. Un piccolo segno di un’attenzione concreta.

Un grande evento culturale per Varese?

P: Mi piacerebbe valorizzare la canzone popolare, non solo varesina, quella legata a Van De Sfroos ma che ha tantissimi altri esempi. Varese ha le carte in regole per essere una vetrina musicale.

C: Quando penso ad un grande evento che possa essere rifatto ogni anno, penso a un festival delle Ville e dei Parchi, dove tutte le ville pubbliche e private partecipino ad una grande evento di promozione. In questo modo Varese diventerebbe non la Città Giardino, ma la Città dei Giardini.

Varese ha spazi adeguati per i giovani?

P: Abbiamo assistito ad un’involuzione nelle politiche giovanili negli ultimi anni, che ha riportato al centro la macchina pubblica. Il problema giovanile è tornato ad essere in mano ai funzionari, diretto dal personale del Comune. Anni fa c’era stata invece una bella stagione, con politiche giovanili autoprodotte. L’esempio di Take Care è chiaro. Quindi sì, gli spazi ci sono e vanno riempiti.

C: Direi di no. Se io ad esempio mi limito ad osservare gli spazi per lo studio per i ragazzi, vedo che sono costretti in una specie di scantinato che è l’aula Forzinetti, che va avanti grazie alla buona volontà degli studenti. Bisogna fare molto di più, e infatti vogliamo che l’ex Caserma Garibaldi riqualificata venga adibita a luogo per i giovani. E la biblioteca sia aperta con orario continuato.

Il più grande risultato del governo leghista.

P: Aver messo a salvaguardi la gran parte del patrimonio ambientale varesino, dalla cintura verde al Parco della Bevera.

C: La pedonalizzazione di piazza Giovine Italia, ma è stato proposta da me e dal Pd in generale.

La carenza maggiore dell’amministrazione uscente.

P: Il non aver avuto sulle politiche sociali il coraggio di andare in controtendenza e mettere serie corsie preferenziali per i varesini. Mi telefonano persone che dormono in macchina, quando nelle case popolari ci sono magari persone che non hanno nemmeno alle spalle un anno di residenza a Varese.

C: Non aver mai mantenuto le promesse che ha fatto. Non solo. Se si prende il programma del sindaco leghista Fumagalli di 20 anni fa troviamo gli stessi punti, quelli irrisolti.

Perché votare per Orrigoni?

P: Perché è un grande imprenditore del territorio, che tiene testa alle multinazionali alimentari e crea lavoro.

Perché votare per Galimberti?

C: È una persona seria e mantiene le promesse.

Perché non votare per Orrigoni?

C: Perché per il suo impegno come imprenditore vedrebbe il ruolo di sindaco come impegno part-time.

Perché non votare per Galimberti?

P: Galimberti è del Pd: chi lo vota, vota Renzi. E Malerba, purtroppo, sta facendo il suo gioco.

Un aggettivo per descriverti.

P: Ruspante.

C: Entusiasta.

Un aggettivo per descrivere il tuo avversario.

P: Rampante.

C: Istrionico.

Obama o Putin?

P: Cameron.

C: Obama.

Salvini o Meloni?

P: Indovina?

C: Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.

Renzi o Grillo?

P: Grillo.

C: Renzi.

Paolo Orrigoni o Matteo Bianchi?

P: Matteo Bianchi.

C: Matteo Bianchi, perché è sindaco e amministratore.

Davide Galimberti o Daniele Marantelli?

P: Giro la domanda a Civati.

C: È come chiedere di scegliere tra il papà e la mamma. Senza la generosità di Daniele alle primarie, non ci sarebbero le fondamenta del successo di Davide.

Quando è stato il tuo primo bacio?

P: 15 anni.

C: 13 anni.

La tua prima volta?

P: 19 anni.

C: 19 anni.

Se tuo figlio ti dicesse di essere gay?

P: Amen.

C: Lo abbraccerei e gli direi che ciò che conta è la sua felicità.n