Sempre in volo dalla Germania fino a Varese. Tutto per amore

Per i 120 anni dalla nascita della varesina Liala, abbiamo raccontato l’avventura di Beatrice e Gianpaolo

In occasione dei 120 anni dalla nascita della grande scrittrice varesina Liala, che ricorrono il 31 marzo, il nostro giornale metterà in pagina le vostre storie d’amore più belle.

Quella di Beatrice e Gianpaolo Crippa è un vero e proprio inno alla vita. Classe 1956, figlia di due maestri elementari originari del Trentino, Beatrice è la più piccola di sei fratelli e nasce a Varese, dove i genitori si sono da poco trasferiti per lavoro. Il padre di Gianpaolo, invece, è di Arcisate, mentre la parte materna arriva da Valle Olona, precisamente dai Trioss; i nonni avevano la cava di sabbia alla Valgella con la quale è costruita mezza Varese.

Da bambini Beatrice e Giampaolo, che ha cinque anni più di lei, vivono in due case confinanti in via René Vanetti. «Sono sempre stata un maschiaccio» ride la signora «e nella compagnia del quartiere c’era anche lui: ma passava il tempo a truccare le moto con i miei fratelli». I due frequentano le medie entrambi alla Righi, per ragioni anagrafiche in momenti diversi; poi Gianpaolo continua con l’avviamento industriale, mentre Beatrice si iscrive alle magistrali.

E un bel giorno, mentre, diciassettenne, sta studiando con una sua compagna, la giovane guarda dalla finestra e vede scendere da un’auto un bel ragazzo in divisa. «Me lo ricordo come fosse adesso: era lui. Dico alla mia amica: “Maria, ma guarda tu il Gianpaolo, com’è cambiato…”, e già mi batteva il cuore». Tornava in licenza per prima dell’assegnazione al reparto: dopo il diploma di perito meccanico aveva partecipato ad un bando di concorso come allievo ufficiale ed era diventato pilota. «Il corso di pilotaggio civile» racconta l’ex ufficiale «me l’ero guadagnato facendo l’imbianchino: andavo e venivo dalla scuola di volo di Venegono in bicicletta».

’incendio

Durante il periodo della licenza, nel marzo del ‘73, scoppia un incendio nel garage di Beatrice. «Ero in casa con i miei genitori, vediamo le fiamme salire verso la casa. Improvvisamente arriva lui: vede che il cancello elettrico era bloccato, e subito porta una scala; mi fa salire, scavalcare e uscire. Ci eravamo salvati tutti: ma quello che ricordo è che in quel momento, con il fuoco, era scoccata la scintilla».

Di lì a poco i due si fidanzano; Beatrice si diploma il 29 luglio ’75, il 30 partono per Guidonia, dove il sottotenente dell’Aeronautica è stato assegnato, e il matrimonio viene celebrato nella chiesa di San Giorgio di Biumo dopo tre mesi di convivenza romana. La sposina diventa la mascotte degli aviatori: «Salivo spesso sull’aereo a fare dei giri con lui, ma anche con i suoi amici: era un ambiente molto cameratesco e io ero l’unica donna». Una storia d’amore e d’amicizia coronata dalla nascita dei bambini: Simone e Matteo, entrambi nati a Varese. «Ero partita incinta di nove mesi abbondanti, sul suo aereo militare – c’erano direttive diverse rispetto ad oggi – e scesi a Malpensa eravamo la favola di tutti: ma dopo 15 giorni, io e il bambino eravamo già di ritorno a Guidonia, perché non ce la facevamo a stare senza di lui».

Nell’83 la coppia si trasferisce a Pisa e, dopo un breve periodo in America, dall’87 al ‘90 Gianpaolo viene assegnato alla Nato tedesca: la sua sposa lo segue e i bambini iniziano la scuola in Germania. Qui il maggiore Crippa guida gli Awax, aerei radar: per la somiglianza con quelli che l’Aeronautica italiana stava trasformando in tanker, i rifornitori in volo, viene trasferito a Pratica di Mare, nei pressi di Fiumicino, e Beatrice decide di riportare definitivamente la prole a Varese, iscrivendola alla Scuola Europea nella sezione tedesca. «Per un certo periodo ho fatto il pendolare, ma la mia famiglia mi mancava troppo» ammette Gianpaolo «e così mi sono ritrovato a lavorare a Milano in ufficio al Comando Prima Regione Aerea, dove sono rimasto cinque anni fino al ‘96, fino alla pensione decorsa dopo 24 anni di servizio effettivi».

Congedatosi colonnello, Gianpaolo ha il piacere di laureare con le ali anche i figli, entrambi ingegneri aerospaziali. «Hanno studiato a Stoccarda» spiega orgoglioso «e vivono in Germania con le loro famiglie. Abbiamo tre nipotini da Simone e due da Matteo: ogni tanto vengono a trovarci e stanno un po’ con noi, e io gli insegno a fare l’orto che fu dei nostri nonni». Una passione, il volo, infinita, che ha portato Beatrice e Gianpaolo, rimasto in attività fino all’anno scorso all’Aeroclub di Venegono, nei cieli anche da nonni, ad ammirare dall’alto, insieme, la loro Varese.