«Sì al referendum. Ma dicendo a tutti la verità»

A Villa Mirabello è stato lanciato ufficialmente il Comitato a favore dell’autonomia della Lombardia. Giorgio Gori: «Ma i cittadini devono sapere come stanno le cose. Quello che va dicendo Maroni è solo fantasia»

– «A sostegno del sì, ma in una campagna di verità». Con queste parole è stato presentato ieri pomeriggio, all’esterno di Villa Mirabello, il Comitato degli amministratori locali di centrosinistra per il Sì al referendum del 22 ottobre sull’autonomia della Lombardia. All’affollata conferenza stampa erano presenti il “padrone di casa” Davide Galimberti, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, quello di Mantova, Mattia Palazzi, e il presidente della Provincia di Brescia, Pier Luigi Mottinelli.

Gli amministratori di centrosinistra nei loro interventi hanno ricordato che si tratterà di un referendum puramente consultivo, che a loro giudizio si poteva evitare, ma, stante la sua convocazione, hanno deciso di far sentire la loro voce, entrando nel merito del quesito, con la volontà di far capire ai cittadini lombardi la sua vera natura e le sue vere possibilità. Tra i firmatari del documento e primi aderenti al comitato ci sono anche tutti i restanti amministratori locali lombardi dell’area

di centrosinistra: il sindaco di Brescia, Emilio Delbono, di Cremona, Gianluca Galimberti, di Lecco, Virginio Brivio, e di Sondrio, Alcide Molteni. Inoltre il presidente della Provincia di Bergamo, Matteo Rossi, di Como, Maria Rita Livio, di Cremona, Davide Viola, di Lecco, Flavio Polano, di Lodi, Mauro Soldati, di Mantova, Beniamino Morselli, di Pavia, Vittorio Poma, di Varese, Gunnar Vincenzi, e il vicepresidente della Provincia di Monza e Brianza, Roberto Invernizzi.

A Villa Mirabello il primo a prendere la parola è stato il sindaco Galimberti, che ha affermato: «Sono molto contento di lanciare questa campagna referendaria qui a Varese, un territorio dove c’è storicamente una fortissima attenzione alle tematiche legate all’autonomia. Le nostre realtà locali devono entrare in un’epoca di modernità, sfruttando i principi già introdotti nell’importante riforma costituzionale del 2001 che ha previsto il regionalismo differenziato. Questo è un principio che sta a cuore ai molti amministratori presenti oggi, che già avevano sostenuto la campagna referendaria per la nuova riforma costituzionale dello scorso autunno, ed è un’ulteriore sottolineatura di quanto gli enti locali abbiano la necessità e la voglia di cambiare».

Articolato l’intervento di Giorgio Gori: «Abbiamo deciso di fare una campagna di verità, che metta bene in evidenza i veri contenuti del quesito su cui i lombardi saranno interpellati. Quello che viene raccontato in queste settimane dal presidente Maroni secondo cui, con la vittoria del sì, rimarrebbe nella nostra regione una cifra che è cresciuta fino ai 54 miliardi di euro dichiarati degli ultimi giorni, è una fantasia. È del tutto falso infatti che questo referendum possa preludere a una sorta di Lombardia a statuto speciale. Noi siamo per l’abolizione delle regioni a statuto speciale, o comunque per ridiscutere i privilegi di cui alcune di esse godono, non certo per istituirne di nuove. È possibile però, grazie ai principi previsti dalla Costituzione, rafforzare l’autonomia della nostra regione attraverso l’attribuzione di ulteriori competenze. Tra queste sin d’ora ne indichiamo due che riteniamo decisamente strategiche: l’Ambiente, viste le particolari condizioni d’inquinamento del territorio lombardo, e la Ricerca per l’innovazione tecnologica, decisiva per la nostra competitività su scala europea. Non c’è alcun simbolo di partito qui oggi – ha concluso il sindaco di Bergamo – perché è un comitato aperto a tutti coloro che vogliono interpretare l’autonomia nel modo corretto: non esiste autonomia dallo Stato senza una forte autonomia dei territori locali, mentre Regione Lombardia in questi anni ha impostato un modello fortemente centralista».

Beppe Sala ha aggiunto: «È nell’interesse di tutti rivedere i meccanismi della macchina amministrativa, ripensando un’organizzazione che non è più attuale e non funziona più. C’è confusione sui ruoli, sulle funzioni: i cittadini spesso non sanno “chi fa che cosa”. Inoltre gli amministratori locali non possono continuare a fare efficienza, vedendosi tagliato il bilancio ogni anno. Aggiungiamo quindi la nostra iniziativa politica ad un referendum già convocato, fornendo il nostro contributo. L’intento non è “sterilizzare” l’azione del presidente Maroni, ma portare nella giusta prospettiva il referendum: non vogliamo che Regione Lombardia diventi “padrona” di più cose, ma che possa fare di più in determinati ambiti in cui ne ha necessità».

Pier Luigi Mottinelli ha ricordato l’adesione unanime di tanti amministratori al Comitato nato ieri, un’adesione «non di appartenenza politica, ma di appartenenza al nostro territorio», mentre Mattia Palazzi ha sottolineato che un punto importante del referendum bocciato il 4 dicembre era «la volontà di ridurre i tanti e troppi contenziosi tra stato e regioni, che spesso vanno a grave danno dei cittadini. Riuscire ad eliminare queste difficoltà e ottenere competenze esclusive è molto importante e in questo senso – ha concluso il sindaco di Mantova – è perfettamente coerente aver sostenuto il Sì al referendum costituzionale e ora schierarsi a favore del Sì nella consultazione del 22 ottobre».