Un altro giallo tra le vie di Belforte

La scrittrice varesina Roberta Lucato presenterà venerdì 27 alla Biblioteca di Venegono la sua ultima opera

“La Voce di Belforte – Una nuova indagine del giudice Gagliardi” è il nuovo romanzo edito da Macchione di , l’arguta bibliotecaria–scrittrice che da anni appassiona i varesini con i suoi gialli made in Varese e radicati a tutto tondo nella storia nostrana.

Una succulenta strenna natalizia che verrà presentata venerdì 27 ottobre alle 21 alla Biblioteca di Venegono – dove lavora l’autrice –, il 15 novembre sempre alle 21 alla Cooperativa di Belforte e che alimenta la già ben nota fama di mistero sul quartiere del malconcio Castello dove Federico Barbarossa soggiornò. «Gagliardi è il vero nome del giudice istruttore che seguì nel 1915 il caso: gli uffici giudiziari si trovavano al primo piano di Palazzo Estense» spiega Lucato, che nasce come saggista e si occupa da più di vent’anni di questioni che riguardano la giustizia e le donne.

Varesina, 54 anni, giornalista, una rubrica di vicende accadute cent’anni fa da compilare settimanalmente e una duplice, intensa passione per il territorio e gli archivi giudiziari, studia da tempo storie di delitti efferati commessi nel secolo scorso che affida, da tre romanzi a questa parte, alle indagini di Gagliardi. «Un personaggio realmente esistito e che ho imparato ad apprezzare moltissimo di vicenda in vicenda, una persona di grande levatura molto amato anche dai suoi collaboratori, e del quale racconto le tecniche investigative calate nella Varese di cent’anni fa».

Anche in questo nuovo giallo, come nei primi due, ambientati nello stesso periodo – “Saluti da Lugano” e “La donna sapiente e il delitto della decima cappella” – la scrittrice attinge a fatti realmente avvenuti, scartabellando nelle carte d’archivio con perizia certosina e competenza professionale, assemblando notizie da fonti e archivi diversi, quattro per la sola Belforte: «ma lo faccio omaggiando il diritto all’oblio e confondendo le carte, cambiando i nomi, rimaneggiando la storia per salvaguardarla conservandone i tratti salienti: il mio scopo è che di essa rimanga un insegnamento, senza voler suscitare curiosità morbosa su personaggi dimenticati, in rispetto anche dei familiari».

Con questo spirito è stato vergato anche “La voce di Belforte”, che narra dell’omicidio truce di un’imprenditrice cinquantottenne ambientato nel 1915 e le cui pagine riportano ai tempi in cui si era scatenata la caccia dell’assassino della Valceresio, o assassino delle donne. Belforte, i suoi luoghi e i suoi personaggi entrati nel mito si stagliano nella trama a partire dall’inseguimento del killer, che avvia le folte pagine; la grotta, il Castello, la Castellana, Luigi Ganna con la sua nascente industria, il cimitero monumentale in costruzione, tutto il quartiere, la sua vita, la sua gente concorrono a formarsi nella mente del lettore com’erano esattamente un secolo fa, negli anni immediatamente precedenti l’entrata in guerra dell’Italia; e c’è di mezzo anche il contrabbando, che a Belforte a quell’epoca era veramente molto attivo.

Nel libro si incarna una commedia umana recitata ai tempi delle manifestazioni di piazza e della chiusura delle attività, nei mesi che preludono alla Grande Guerra, e che culminano nel Maggio Radioso.

«E poi c’è la vittima, una donna che ai tempi era già considerata vecchia, che possedeva una grande dote: saper dare sempre la seconda possibilità alle persone». Da assaporare pagina per pagina, per tuffarsi in un mondo che, se rivive in un racconto, non è perduto.