Insegnanti dello Stein a scuola di “realtà”: «Ne abbiamo bisogno»

Un corso speciale per i docenti dell’istituto superiore gaviratese prodotto da Diesse Lombardia

È partito da qualche giorno, per gli insegnanti dell’Istituto superiore Edith Stein di Gavirate, un corso di aggiornamento professionale incentrato sulla “contemporaneità”, prodotto da Diesse Lombardia e aperto all’adesione di tutto il personale. La serie degli incontri previsti è dedicata ai grandi temi della tecnica, dell’intelligenza artificiale, della globalizzazione e infine dei rapporti tra arte, cultura umanistica, classica e scientifica.

«Rispetto ai corsi normalmente finalizzati all’introduzione di nuovi strumenti didattici o all’approfondimento disciplinare, si può certamente parlare di un evento originale nel contesto dei tradizionali percorsi scolastici» spiegano gli iscritti al corso di contemporaneità dello Stein. Sino ad oggi, l’istituto superiore gaviratese si era caratterizzato per un approfondimento di tempi più operativi come l’alternanza, dell’impresa e del lavoro. Quali i motivi dell’apparente cambio di rotta? «La crisi della cultura è anche crisi del lavoro e non ha alcun senso cercare di uscirne considerando solo un lato del problema – sottolineano gli iscritti – serve una riflessione, un approfondimento su entrambi i fronti e la consapevolezza della circolarità; il “lavoro ben fatto” sostiene il “pensiero buono”, tanto quanto quest’ultimo supporta il primo».

Gli insegnanti dello Stein vogliono essere partecipi e non spettatori della quarta rivoluzione industriale. «Tutto diventa più “liquido”, incerto e confuso – proseguono i docenti iscritti al corso – la scuola da che parte vuole stare? Soprattutto, dove vuole portare i ragazzi che magari con famiglie sempre più deboli si affidano proprio alla scuola fiduciosi di trovare un “senso”? Come insegnanti e personale scolastico, abbiamo il dovere di comprendere che i mutamenti che avvengono “là fuori” ci riguardano sia che lo desideriamo sia che non lo desideriamo». La scuola non può rispondere con il vecchio sapere del Novecento ma con linguaggi nuovi. «Da che parte vuole stare la nostra scuola? Intende stare dalla parte dei generativi o di chi tira a campare? – si chiedono gli iscritti – Oggi più che in passato, una scuola ridotta alla sua routine preoccupa e “spaura”».