L’incidente in moto e la nuova vita: «Parlare ai giovani la mia missione»

La storia: Alessio Tavecchio perse le gambe in uno schianto. A Sesto incontrerà i ragazzi

– Una lezione di sicurezza stradale e di vita. A Sesto Calende il 16 marzo si celebrerà la Giornata della Prevenzione e Sicurezza. Ospite e relatore sarà, formatore e ideatore del Progetto Vita, che incontrerà gli studenti dell’Isis Dalla Chiesa, della Bassetti e della scuola secondaria di Golasecca. Gli incontri, scaglionati e promossi dalle Politiche Giovanili del Comune e dal Coordinamento Volontariato, verteranno su educazione stradale, rispetto delle regole, valore della vita.

Alessio, che ha perduto l’uso delle gambe in un incidente motociclistico, incontra circa 12mila ragazzi l’anno. Le sue parole-chiave sono consapevolezza e fede: «L’esperienza dell’incidente, drammatica dal punto di vista umano, mi ha rivelato il mistero della vita. Più siamo consapevoli del valore della vita più saremo persone prudenti e rispettose per strada». La sua storia è un esempio di tenacia e generosità e commuove. «Spesso non ci scopriamo forti finché qualcosa non arriva nella nostra vita cercando di rovinarla.

E sono proprio quei momenti che spesso rivelano chi siamo e cosa siamo in grado di fare. Un’esistenza prima vuota e poi attiva, piena di promesse e obiettivi raggiunti, e poco importa s’è stato un incidente ad impedirci di camminare».
Alessio era un ragazzo come tanti. Ma il 5 dicembre 1993 la sua vita mutò: a causa di una buca stradale e a 50 km/h, ebbe un gravissimo incidente in moto, che lo ridusse in coma e paraplegico. La sua prima reazione al risveglio fu di rifiuto: voleva morire. Ma subito si disse: «Morire? Ma cosa sto dicendo? Io sono già morto e se adesso sono qui vivo con una seconda possibilità di esistere, ci sarà un motivo. Un motivo tutto da scoprire». Dall’incontro con la sua più profonda umanità inizia la rinascita: un percorso difficile che lo porterà a partecipare al Campionato Europeo di nuoto per disabili a Perpignan e alle Paraolimpiadi d’Atlanta del 1996. Ma al giovane non basta: pubblica libri, si racconta, parla ai giovani. Il lavoro nelle scuole diventa una missione. «I ragazzi m’aspettano per scoprire che possono dare valore alla loro vita e realizzare un bel sogno: il loro» dice. Anche lui ha un sogno: realizzare un grande centro polifunzionale di riabilitazione, formazione e sport aperto a tutti per l’integrazione dei disabili. Il progetto procede: dopo l’acquisto del terreno a Monza è sorto il primo lotto.

Il suo successo più grande però è la famiglia: le sue due figlie, e , avute dalla moglie . Oggi ha 45 anni e energia per portare avanti il Progetto Vita. In provincia la sua Fondazione è rappresentata da e la onlus è compresa fra quelle sestesi.