Libia/ Obama: dovevamo agire; oggi il summit di Londra – punto

New York, 29 mar. (TMNews) – Non agire in Libia avrebbe avuto un costo inaccettabile. Ma il comando delle operazioni militari passerà nel giro di 48 ore agli alleati della Nato, e il compito di decidere il proprio futuro sarà solo del popolo libico, anche se obiettivo degli Usa rimane la fine del potere di Muammar Gheddafi. Questo è quanto ha spiegato alla nazione Barack Obama in un discorso in diretta tv a reti unificate proprio alla vigilia del summit di Londra di oggi dove si cercherà di definire il quadro di una soluzione ‘politica’ al caso libico (dove in sostanza, come come segnala la stampa britannica, si potrebbe offrire l’impunità a Gheddafi, purché lasci il paese).

Al summit di Londra – oltre ai paesi della coalizione – sono stati invitati molti paesi del Medio Oriente e Nordafrica: innanzi tutto quelli che partecipano alle operazioni militari, ossia Emirati Arabi e Qatar, ma anche Giordania, Tunisia, Egitto, Marocco, Libano. Una “Libia unita” non si stanca di ripetere il ministro degli esteri italiano Frattini, passa per il “cessate il fuoco rispettato e verificato dall’Onu” e, in parallelo, per un “dialogo nazionale di riconciliazione tra tutti i gruppi tribali”.

Tra i temi della riunione, anche l’eventualità di un esilio per Gheddafi. Sempre il ministro degli esteri italiano Frattini ha raccontato che “vi sono paesi africani che potrebbero offrire ospitalità” anche se per ora “non ci sono ancora proposte formali”. “Gheddafi deve andarsene immediatamente” hanno concordato Cameron e Sarkozy, chiedendo ai libici di “forgiare un processo di cambiamento” che possa “organizzarsi intorno al Consiglio nazionale di transizione”.

La situazione sul terreno, nel frattempo, resta sostanzialmente invariata. L’avanza dei ribelli verso Tripoli è stata fermata all’altezza di Sirte, citta natale del rais e roccaforte dei ‘lealisti’. È infine riapparso in pubblico Khamis, il figlio di Gheddafi dato per morto nei giorni scorsi.

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