CASSANO MAGNAGO Né terrorista, né procacciatore di permessi di soggiorno fasulli. Ieri mattina il 45enne tunisino Youssef Abdaoui ha lasciato gli arresti domiciliari a Cassano Magnago per trasferirsi temporaneamente al tribunale di Varese. Lì è stato interrogato dal giudice per le indagini preliminari Stefania Pepe. Abdaoui ha rigettato le accuse che gli vengono addebitate dal sostituto procuratore Raffaella Zappatini: associazione per delinquere (insieme ad altre quattro persone: tre italiani e un altro tunisino) finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Al magistrato ha spiegato di essere laureato in informatica, e ha ammesso solo di aver dato una mano ad alcuni connazionali (cinque o sei, ha assicurato) nella trasmissione telematica delle richieste di emersione. Ha negato però di avere avuto a che fare con la documentazione fasulla e ha negato anche di conoscere le persone (italiane) che si sarebbero spacciate per datori di lavoro degli extracomunitari che chiedevano il permesso di soggiorno. Ha ammesso di aver avuto rapporti con il 72enne Ezio Maria Francesco Caradonna, il commercialista di Varese accusato di aver “aggiustato” i documenti (e che oggi avrebbe fatto parziali ammissioni davanti al gip). Ma solo, ha precisato, perché in quello studio portava i documenti contabili di una macelleria islamica di Varese, che oggi non esiste più.Le domande del gip hanno riguardato
solo l’accusa formulata dalla Procura. Su Abdaoui pende però anche il sospetto di essere un fiancheggiatore di Al-Qaeda: il suo nome compare sulle liste nere stilate dal Consiglio di sicurezza dell’Onu e dall’Interpol. Sugli stessi elenchi compariva anche Mohamed el Mahfoudi, l’ex Imam di Gallarate prima che la sua condanna a un anno e quattro mesi venisse annullata dalla Cassazione (era accusato di accusato di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di armi e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina).Ma per l’avvocato difensore, il varesino Massimo Natali, è una bufala. «Abdaoui è in Italia come rifugiato politico – ricorda il legale – e non mi pare affatto che Roberto Maroni, il nostro ministro dell’Interno, abbia simpatie per i terroristi. Se è davvero pericoloso come dicono, perché il ministro non si è ancora mosso per revocargli lo status? E, ripeto, se è davvero così pericoloso, perché gli sono stati concessi i domiciliari?».La “colpa” di Abdaoui, sostiene Natali, è quello di essere una persona colta, capace di analisi politiche anche molto critiche. «Fu costretto ad andarsene dalla Tunisia perché osteggiava il regime di Ben Alì – rivela Natali – e lo faceva quando Craxi trattava il dittatore come un amico, mentre invece oggi sappiamo tutti che razza di mascalzone si tratti».Enrico Romanò
e.romano
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