Fini: Il Pdl è finito, ma la legislatura può continuare


Mirabello (Ferrara), 5 set. (Apcom)
– Sancisce la morte del Pdl, spiega che “non si può tornare in qualcosa che non c’è più”, ma assicura lealtà agli elettori e dunque al Governo: un “nuovo patto”, se ci sarà la volontà di cercarlo, potrà garantire alla legislatura di andare avanti “senza ribaltoni o cambi di campo”. Gianfranco Fini resta nello script preannunciato in questi giorni: l’evoluzione in partito di Futuro e Libertà non è annunciata ma è più che evocata dall’insistenza

con cui dal palco di Mirabello ripete “andremo avanti”, invitando i suoi sostenitori a “gettare il cuore oltre l’ostacolo”; al tempo stesso, il Presidente della camera ribadisce più volte che la sua battaglia è all’interno del centrodestra, per costruirne uno diverso e dal suo punto di vista migliore. E dunque nessun “tatticismo”, nessuna volontà di far cadere il Governo, ma la determinazione a dire “chiaro e forte” la sua sui contenuti dei 5 punti annunciati da Silvio Berlusconi.

All’appuntamento di Mirabello Fini arriva “emozionato come non mai”, accompagnato dalla compagna Elisabetta Tulliani, vittima con la sua famiglia di una “lapidazione islamica”. Ad ascoltarlo nessun contestatore, come paventato nei giorni scorsi, ma migliaia di sostenitori “non precettati, in cerca di orgoglio e valori”. A loro Fini promette una “politica coraggiosa”, non basata su “calcoli utilitaristici”, alla ricerca “dell’interesse generale e non di quello di una parte”.

Sia che si parli di federalismo (“Non può essere fatto a scapito del Sud, e lo saanche Bossi”), sia che si parli di economia (“Serve un nuovo patto fra capitale e lavoro”), sia che si parli, soprattutto di giustizia: “Il garantismo è un principio sacrosanto, ma mai può essere considerato come una sorta di impunità permanente”. I processi devono “svolgersi e chiudersi accertando le responsabilità”, visto che la Magistratura è caposaldo della democrazia italiana”. Ma certo uno scudo per il premier è necessario perchè “Berlusconi ha il diritto, non solo il dovere, di governare. Pensare a scorciatoia giudiziaria è una lesione della sovranità popolare”. Però, sottolinea, bisogna “lavorare non ad una legge ad personam, ma perché ci sia una legge che tutela la funzione e il ruolo del capo del Governo” il che “non vuol dire impunità e cancellazione dei processi ma una loro sospensione”. Insomma, ok al Lodo Alfano Costituzionale.

La logica non è quella dello scambio, ma insieme al via libera al ‘salvacondotto’, Fini ribadisce le sue richieste. Che partono tutte da un metodo “liberale e democratico”, che superi l’atto “stalinista” che il 29 luglio scorso sancì quella che Fini continua a chiamare “la mia espulsione dal Pdl”. Su economia, giustizia, riforme, federalismo, il Presidente della Camera chiede “confronto in Parlamento”, anche con l’opposizione che “se ha una buona idea, questa deve essere accolta dal Governo”. Anche sulla legge elettorale, che va cambiata perchè “gli italiani hanno il diritto di scegliere il premier ma anche i parlamentari”. Su questi temi, Fini propone un “nuovo patto” che possa “garantire il prosieguo della legislatura. Lo sa anche Bossi: è avventurismo minacciare elezioni nella speranza di intimidirci”.

A Berlusconi Fini chiede “rispetto per le altre Istituzioni, a partire dal Colle”, ricorda che il Parlamento “non è una dependance”, che “la leadership non è proprietà” e “noi non siamo sudditi”. E chiede di nominare un ministro per lo Sviluppo: “Dopo il ghe pensi mi, ancora non c’è un nome. Dobbiamo aspettare l’oracolo di Delfi?”. La risposta di Berlusconi ancora non è arrivata, il suo portavoce Bonaiuti nega commenti a caldo. Ma Fini assicura: “Andremo avanti, senza farci intimidire, per un centrodestra autenticamente liberale”, quello che era nello spirito del Pdl che ora non c’è più: “E’ rimasto il partito del predellino, il sogno del Pdl vive in Futuro e Libertà”.

Rea

© riproduzione riservata