Proposta di legge di Tomassini: posti in bus riservati agli obesi

VARESE (a.morl) Ci vorrebbero posti “oversize” per obesi su treni, aerei e pullman. L’idea è del senatore varesino Antonio Tomassini (ieri in collegamento telefonico ad Uno Mattina) e fa parte del disegno di legge ideato insieme al senatore Mauro Cutrufo. Un documento che mira anzitutto a riconoscere l’obesità grave quale condizione oggettiva di handicap al fine di estendere anche agli obesi la tutela prevista dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104, recante “Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”. «In Italia ci sono circa sei milioni di persone con obesità di vario grado. In pratica, quasi un italiano su dieci è obeso e sono più a rischio gli uomini delle donne – spiega il senatore – L’obesità rappresenta una condizione di malattia sociale sommersa con un impatto indiretto ma, in ogni modo, grave, per la vita di relazione di quanti ne siano affetti. L’obeso vive, infatti, in uno stato di isolamento e di diritti negati dovuti alla difficoltà di farsi accettare dagli altri e soprattutto all’impossibilità di fare quelle

cose che rientrano nella quotidianità della vita, a causa della presenza indiscriminata di barriere architettoniche, funzionali e lavorative». Di tali barriere si ignora persino l’esistenza fino a quando non ci si immedesima nelle problematiche di chi è gravemente obeso. Chi pesa 150 o 200 chili, infatti, ha difficoltà a trovare abbigliamento, ad entrare negli ambienti, a scegliere gli arredi, a spostarsi e ad avere una vita sociale. «Provate ad immaginare di fare le scale, varcare porte strette, entrare in bagni impossibili, servirsi di ascensori, banche, metropolitane, autobus, aerei, salire in automobile o sui treni, sedersi al ristorante, in una mensa, al cinema o teatro con poltrone tutte larghe solo 40 centimetri – continua il senatore – Provate ad immaginare di dover essere trasportati in barella, di dover fare una risonanza magnetica e di non riuscire ad entrare nella stessa o, semplicemente, di pesarsi quando tutte le bilance misurano al massimo 140 chilogrammi. Sino ad ora si è ignorato un insieme di disagi, anche gravissimi, che accompagnano e, spesso, discriminano gli obesi gravi.

Anzi queste persone sono trattate con scherno o compassione, quasi fossero essi stessi colpevoli dell’infermità occorsagli. È necessario, pertanto, prendere atto di ciò, anche se diventa difficile dare risposte in un Paese che non si è mai posto il problema e dove non esistono strutture globali o sociali che tutelino quanti siano affetti da obesità grave». Insieme all’abbattimento delle barriere architettoniche bisognerebbe incrementare lo studio delle cause di un eccessivo peso corporeo; attivare meccanismi di verifica, specie nella scuola, per una corretta informazione sulle metodiche preventive e di cura; aiutare l’integrazione sociale e lavorativa dei soggetti che per il loro stato sono emarginati; adeguare le strutture pubbliche o aperte al pubblico, con particolare riferimento alle strutture di diagnosi e cura generalmente non pronte a trattare pazienti obesi, in modo da permettere anche agli obesi gravi di sentirsi, come in realtà sono, persone normali.

e.marletta

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