Ecco il "frate-artista"che disegna il nudo

VARESE Senza i pennelli non potrebbe professare la sua missione fino in fondo. E così, tra preghiere e meditazioni, pratica quello che lui stesso definisce «il vizietto incorreggibile dell’arte». Si sta parlando di Francesco Calloni, il simpatico frate cappuccino che ama l’arte e la pittura e non ne può fare a meno. Tra le sue opere, tra cui «L’Ultima Cena» inaugurata domenica nel Coro dei frati di viale Borri, ci sono tanti quadri “scabrosi” – in questi termini ne parla lo stesso autore – per la presenza di nudi e di persone in “nude look”. «Non bisogna scandalizzarsi: l’arte non ha sesso, il corpo umano e la bellezza sono doni di Dio». Tra i quadri a tema religioso, come «Il frate bibliotecario» (2002) ritratto davanti al crocefisso d’oro, insieme alle Vergini, affianco all’Angelo con mandolino (2001), fanno capolino anche alcuni soggetti laici. Vi è per esempio “la lettera”(2004), che raffigura una fanciulla «assorta in pensieri intensi provocati dalla lettura della lettera che ha nelle mani». Con «il cuore che palpita sotto i seni ancora turgidi e seducenti, nascosti e svelati dal sottile e impalpabile velo dal pizzo riccamente ornato». Sorpresa a specchiarsi in

quel quadro, nel giorno dell’inaugurazione, anche colei che l’ha ispirato. Si chiama Liliana Bonometti, è di Milano, e fu correttrice di bozze per “Il cammino” – Francesco Calloni è anche un giornalista – . E poi ci sono “gli amanti” (1989), un disegno che raffigura due corpi avvinghiati in un abbraccio. Intorno, lo svolgersi disordinato di ben altri amori. «Per questi quadri non criticatemi» si giustifica Calloni. «Li ho fatti che ancora frequentavo l’Accademia di Brera». Eppure «sottili ammirazioni e non velate critiche» nel passato ci sono state. Come quelle che ha ricevuto la sua Ultima Cena che, come ha confermato Calloni, «è stata rifiutata dal convento di Cerro Maggiore perché troppo distante dal dipinto “classico”». Al tavolo, infatti, insieme agli apostoli, siedono anche Maria e Maddalena, la prima vestita da massaia e la seconda in abiti da peccatrice. «Per realizzare l’opera ci sono voluti 4 anni di studi, dal 2003 al 2006». Altra particolarità del dipinto è lo sguardo di Giuda, vestito in borghese, che guarda fuori dal quadro, verso gli osservatori. Come a dire che i peccatori non sono nell’arte, ma in chi vi vede riflessa la propria malizia.Adriana Morlacchi

s.bartolini

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