Busto, crisi “Luigi Tosi” “Siamo finiti sul lastrico”

BUSTO ARSIZIO «Siamo finiti sul lastrico pur di tentare di salvare l’azienda». E’ la verità di Stefano Tosi, figlio di Giuseppe, il titolare dell’azienda tessile «Luigi Tosi» di via Adua, fallita nell’autunno del 2009 e la cui vicenda è tornata alla ribalta nei giorni scorsi in seguito alla mancata concessione della proroga della cassa integrazione in deroga da parte del Tribunale fallimentare. «Fallire è un dramma – scrive Stefano Tosi in una lettera diffusa in replica agli articoli apparsi sulla stampa in seguito all’assemblea dei dipendenti rimasti senza cassa integrazione – per l’imprenditore e per i suoi familiari tanto quanto per i lavoratori, ma nel nostro caso abbiamo la coscienza limpida di chi ha fatto

e dato tutto esclusivamente per il bene dell’azienda e di quanti vi operavano, noi compresi». «Mio padre – sottolinea Stefano Tosi – non ha mai voluto licenziare nessuno, nella speranza, azzardata forse, ma lecita e morale, di poter un giorno riuscire a risollevarne le sorti».Intanto cresce la preoccupazione della Filctem Cgil per la situazione occupazionale del territorio, e in particolare del settore tessile colpito dalla crisi. «Che continua – fa sapere il segretario dei chimici e tessili Cgil, Ernesto Raffaele – sul tavolo arrivano ancora richieste di cassa integrazione, mentre in attesa della definizione dei fondi stanziati con l’ultima Finanziaria il rischio che si verifichino ulteriori casi come la “Luigi Tosi” è concreto».

f.artina

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