Gli amici di Beppe in lacrime:"Quella moto era il suo sogno"

VARESE Un tipo indipendente Giuseppe Velotti, il giovane motociclista deceduto mercoledì sera, a Bisuschio, in un terribile incidente in via Martinelli. Il 13 maggio avrebbe compiuto 27 anni. Aveva iniziato a lavorare presto, subito dopo la terza media. Ed era abituato a cavarsela da solo per non pesare su una famiglia con sei figli, tutti maschi. La moto era la sua grande passione. «Aveva acquistato il Ducati Monster due anni fa, dopo tanti sacrifici e doppi turni di lavoro»

racconta Delfio Romeo, suo collega fin dai tempi del Nibbio, il ristorante di Masnago dove Giuseppe lavorava da quattro anni, prima come dipendente, poi occasionalmente. Ultimamente, poi, con l’assunzione come cameriere all’Officina del Tram – locale che appartiene agli stessi proprietari del Nibbio –  si era riavvicinato ai vecchi colleghi. «Era un ragazzo desideroso di fare, che non diceva mai di no se qualcuno aveva bisogno di lui» ricorda Andrea La Licata, un cameriere. Quando abitava a Ponte Tresa veniva al lavoro in motorino anche con la neve. «Era prudente alla guida, anche se qualche volta ci raccontava di come aveva “tirato” su questo o su quel rettilineo».
Era molto legato alla sua famiglia – la madre vive a Lecco con i 5 figli, il padre a Napoli – ma avrebbe dato il cuore per gli amici. Ne aveva pochi, ma buoni. Quelli stessi che ieri, durante tutto il giorno, hanno piantonato l’obitorio per non lasciarlo solo. Soprattutto i ragazzi di Calcinate del Pesce, paese dove Giuseppe aveva abitato fino all’anno scorso, prima di trasferirsi in viale Aguggiari 135. In una palazzina abitata perlopiù da single che lo ricordano come il ragazzo con la moto gialla. «Non era uno che dava confidenza, ma era sempre gentile» conferma Barbara, una vicina di casa. «Uno con cui si scambiava un ciao frettoloso e niente di più». Tanto è vero che, il giorno dopo l’incidente, nessuno dei vicini di casa era al corrente della sua scomparsa e nessuno si era insospettito vedendo i fratelli riuniti nel suo appartamento, come succedeva raramente. «Eravamo noi la sua famiglia di Varese» dicono gli amici del Civico 10, il locale di via Como in cui Beppe – così lo chiamavano gli amici – è stato per l’ultima volta lunedì sera. «Prendeva sempre l’aranciata» dice Saverio Bianchi, il barman.  «Non era la persona che voleva esagerare, strafarsi, o a cui piaceva stare al centro dell’attenzione». Beppe era rimasto colpito dal terremoto in Abruzzo. Quel giorno Delfio Romeo, guardando le foto sui giornali, gli aveva detto: «Bisogna prendere le cose belle che Dio ci offre, senza rimandare al domani». Ultimamente, continua Romeo, «era in pace con se stesso». Aveva trovato una ragazza – Marisa – con la quale avrebbe voluto stare per sempre. Su Facebook gli amici hanno scritto: «Non è giusto morire a 27 anni. Addio Beppe, non ti dimenticheremo». La data dei funerali, che probabilmente si terranno a Lecco, non è ancora stata definita. Adriana Morlacchi

e.marletta

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