Varese dipinge la Gioconda sulle unghie delle mani

VARESE (m.tav.) Cent’anni fa qualcuno sgraffignava la Gioconda dal Louvre. Quest’anno, a Varese, la Gioconda va alla riscossa e sarà lei a graffiare. Nasce a Varese la moda delle unghie con l’immagine di Monna Lisa. A crearle è stata l’artista dell’estetica Cristina Romani, titolare di Unghie d’autore, laboratorio di estetica nato a Varese oltre 11 anni fa, ma diffuso in tutta l’Italia, con filiali anche a Milano ed a Roma. La fondatrice della catena è sempre lei,

la 31enne varesina che, sulla spinta del centenario del furto della Gioconda, ha voluto rendere omaggio alla famosa opera realizzando per la prima volta nella storia l’immagine del quadro sulle unghie finte. Ovviamente, anche in questo caso, come in tutto quello che ha a che fare con l’opera di Leonardo, c’è lo zampino di Graziano Ballinari, gestore dell’osteria Cose di Altri Tempi di Varese, a Bizzozero, che ha lanciato la sfida alla giovane artista.

Ma se questa è la prima volta che un’opera d’arte viene trasfigurata sulle unghie finte, a Cristina era già capitato di dipingere un volto nello spazio ristretto che può offrire questo abbellimento estetico. «Alcune clienti hanno voluto l’immagine del proprio findanzato – racconta – oppure l’immagine dei dollari, dove quindi abbiamo dovuto riprodurre anche un volto». Una richiesta bizzarra, ma anche interessante ed affascinante. Perché se per creare unghie finte ci vogliono grandi capacità tecniche, «e tanta pazienza» sottolinea Cristina, realizzare in miniatura un volto diventa una pratica artistica degna di miniaturisti. I prodotti per realizzare le opere vengono dall’estero, dall’America, e si chiamano She Nails. «Almeno il 90% delle donne in Italia è entrata almeno una volta nei centri estetici delle unghie – continua – naturalmente questo tipo di trattamento di creazione e ricostruzione dell’unghie è diffuso soprattutto nel Nord Italia». Chissà se questa moda si potrà diffondere anche oltralpe. Naturalmente, se le francesi adotteranno la Monna Lisa portatile sulle cinque dita, magari in virtù dell’orgoglio francese di avere l’opera esposta al Louvre, dovranno anche accettare la verità custodita in Val Veddasca, rispolverata da Ballinari: che l’opera del Louvre è un falso.

e.marletta

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