Gallarate, bimba segregata Condannati i genitori

GALLARATE In tribunale la storia di una bambina di 10 anni, di origine bengalese, residente a Gallarate, costretta a rimanere a casa da scuola per accudire i due fratellastri più piccoli di lei. La matrigna, con la collaborazione del padre della bambina, la costringeva a fare i lavori di casa e ad alzarsi di notte quando i fratellastri si svegliavano piangendo. Se Raja osava ribellarsi i genitori la picchiavano su tutto il corpo, anche con un bastone.

 «Veniva insultata, umiliata, picchiata. Sia dalla madre che dal padre». Queste le parole usate dal pubblico ministero Elisabetta Brusa nella sua requisitoria. Il padre, sentito nella scorsa udienza con l’ausilio di un interprete, non si sarebbe accorto della scarsa frequenza scolastica della figlia.

Dopo aver segnalato alla maestra di sostegno la voglia di andare a scuola, nel settembre del 2006 Raja decise di chiamare il Telefono Azzurro. Gli assistenti sociali l’allontanarono dalla famiglia, portandola in una struttura protetta.

Maria Poggio e Sergio Bernocchi, avvocati della difesa, hanno invece parlato di differenze culturali. «In una società come quella bengalese, in cui le ragazze si sposano a 14 anni – hanno sostenuto i legali – chiedere di fare le faccende di casa era solo un modo per responsabilizzare la ragazza». 

Il giudice Daniela Frattini, dopo una settimana di riflessione, ha accolto la richiesta del pm, condannando la coppia, A.S. le iniziali di entrambi, a 8 mesi di reclusione. I due dovranno anche risarcire i danni, che verranno quantificati in sede civile, e pagare 7000 euro.  

Ieri Raja non era in aula. Dopo un’infanzia difficile è riuscita a costruirsi un futuro diverso. Nel centro in cui è stata accolta, 5 anni fa, ha ripreso ad andare a scuola, ottenendo brillanti risultati. Ora è maggiorenne e sicuramente non rimpiange quel triste periodo.

e.marletta

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