Crisi Livingston, nuovo allarme “Il governo vende solo fumo”

MALPENSA «Ci hanno venduto solo fumo, finora», dice l’onorevole Daniele Marantelli (Partito Democratico) che torna sul caso Livingston per rivendicare chiarezza e una presa di posizione concreta da parte del governo. Lo fa dalla sede del Pd varesino, con una conferenza stampa: «Non si può non salvare una compagnia aerea con personale qualificato, giovane e con un mercato che attende soltanto che si rimetta in pista. Stiamo parlando della più importante compagnia charter del nostro Paese e di una tra le prime dieci aziende, per dimensioni, della provincia di Varese». E’ un vettore con sede a Cardano al Campo, basato a Malpensa che se non dovesse ripartire, farebbe capitolare un’altra presenza importante all’aeroporto della brughiera, dopo il recente addio di Lufthansa Italia. «Non mi aspettavo dal ministero dello Sviluppo economico un piatto di arrosto fumante, ma nemmeno fumo con l’aggiunta soltanto di un po’ di cenere», continua Marantelli per nulla soddisfatto della risposta all’interrogazione inoltrata il 30 marzo scorso circa le iniziative che intendano assumere i ministri Paolo Romani (Sviluppo economico) e Altero Matteoli (Infrastrutture e Trasporti) per assicurare una prospettiva a Livingston e ai suoi 498 lavoratori. A terra da ottobre dell’anno scorso, in cassa integrazione.  Sottoposta ad amministrazione straordinaria dal 21 ottobre 2010, senza nessun acquirente che l’abbia rilevata o meglio, con «le diverse offerte di alcuni privati sfumate nei mesi scorsi», la compagnia aerea può ora contare sul prestito ponte da 9,8 milioni di euro garantito dal ministero dell’Economia e delle Finanze, per rimettersi in pista autonomamente. La commissione europea ha dato l’okay. Adesso serve un piano industriale «di cui però non c’è traccia», incalza Marantelli. «Il prestito ponte deve essere accompagnato da un convincente piano industriale e da credibili soggetti imprenditoriali. Devo prendere atto che nella comunicazione del governo, non c’è nulla di tutto ciò». Nulla insomma appare dalla risposta del sottosegretario allo Sviluppo economico, commentata dal parlamentare del Pd giovedì scorso, 9 giugno, nella seduta di commissione “Attività produttive”. «Se manca un impegno serio del governo a sostegno

del commissario straordinario, sarà dura la ripresa di Livingston. Bisogna spingere sul pedale dell’acceleratore e adoperarsi per lo sviluppo delle nostre imprese e l’occupazione giovanile. Altrimenti ci resta soltanto la retorica». Sbotta, si indigna e richiama il governo di centrodestra alle proprie responsabilità, Daniele Marantelli: «Dopo il vertice di Arcore, se Berlusconi e Bossi hanno dubbi sul da farsi, suggerisco loro un tema concreto: la salvaguardia di 500 posti di lavoro e di un vettore italiano, basato a Malpensa che potrebbe avere un grande futuro. Si agisca sul serio, anziché parlare soltanto di italianità». E ancora, quasi ad esorcizzare la vicenda Alitalia: «Occorre evitare che siano sprecate ingenti risorse pubbliche, in assenza di un piano industriale e di rilancio dell’azienda credibile. Che ad oggi non c’è».Dall’azienda intanto, giunge la nota positiva dell’okay ottenuto l’altro ieri dal Comitato di sorveglianza per il piano di ripartenza “stand alone” della compagnia. «Il piano industriale c’è ed è a Roma, in attesa del benestare del ministero», dichiara Pellegrino D’Aquino, ex amministratore delegato di Livingston, ora di supporto al commissario straordinario Daniele Discepolo. «Prevede la ripartenza in inverno con 4 aerei nella flotta, un terzo in pratica in meno, e 300 unità scarse su circa 500 lavoratori. Due macchine di lungo raggio, Airbus A330 da 300 posti l’uno, andranno di certo a Cuba e forse a Cancun o La Romana o entrambe. Mentre due A320, da 180 posti, serviranno il corto raggio, quasi sicuramente l’Africa, con corse plurisettimanali». Certo, aggiunge D’Aquino: «Per garantire crescita e sviluppo e ricollocare il massimo dei lavoratori, si deve trovare una collocazione e un acquirente». Le voci che si sono rincorse sull’interessamento da parte del gruppo Toto, ex AirOne confluito in Cai, al momento forniscono «nulla di concreto e di ufficiale», afferma D’Aquino. Non resta che attendere il via libera del ministero e avere davvero in pista un aereo Livingston: perché si riattivi la licenza di trasporto aereo e i dipendenti, che ancora si sentono parte di una famiglia, tornino a volare. Alessandra Pedroni

s.bartolini

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