Tripoli, 7 mar. (TMNews) – Nuovi raid aerei in mattinata del regime libico a Ras Lanuf dove gli insorti cercano di rispondere con la contraerea. La ripresa dei combattimenti testimonia della controffensiva in atto da parte di Gheddafi anche se la stampa britannica I parla oggi di un piano segreto americano per armare gli insorti). Sul piano diplomatico, con le Nazioni Unite che annunciano la nomina di un nuovo inviato, il ministro degli esteri italiano Frattini dice che in caso di no-fly zone l’Italia non potrebbe negare le sue basi.
Gli scontri di Ras Lanuf e Ben jawad sembrano fotografare sintomaticamente la situazione sul campo. A Ras Lanuf si combatte ormai da giorni e gli scontri sono ripresi in mattinata, mentre a A Ben Jawad, (siamo a 30 chilometri a ovest di Ras Lanouf), i ribelli sarebbero stati costretti a indietreggiare e quindi a rinunciare almeno momentaneamente alla loro avanzata verso Sirte, città natale di Muammar Gheddafi. Rispetto a qualche giorno fa, quando l’avanzata degli insorti sembrava inarrestabile, è un’inversione di tendenza significativa. Ma in diverse città, siamo ormai alla guerra civile. La televisione di stato libica ha annunciato che le forze fedeli al colonnello Gheddafi sono dirette a Bengasi, roccaforte dell’opposizione quasi mille chilometri a est di Tripoli. A Misurata, terza città della Libia 150 chilometri a est di Tripoli, un residente e un ribelle hanno detto per telefono che la città era controllata dalla guerriglia, malgrado un’offensiva del governo con armi pesanti.
A cambiare gli equilibri, al momento a favore del regime, potrebbe essere un “piano segreto” americano di cui parla oggi la stampa britannica. Nel tentativo di far cadere Muammar Gheddafi senza un coinvolgimento militare diretto nella crisi in Libia, gli Stati Uniti avrebbero chiesto all’Arabia Saudita di rifornire armi ai ribelli di Bengasi. Riad, che sta già facendo fronte “al giorno della collera” della sua comunità sciita (pari al 10% della popolazione), ha però mancato, fino ad ora, di rispondere alle richieste di Washington, nonostante il re Abdullah odi personalmente il leader libico che tentò di farlo assassinare circa un anno fa.
Sul piano diplomatico il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini interpellato sulla possibilità di istituire una zona di interdizione al volo sopra i cieli della Libia ha osservato che se è “assai difficile” pensare ad aerei militari italiani coinvolti sul terreno libico, va anche detto che in base alla “lealtà euroatlantica” il governo non negherebbe “basi militari e il supporto logistico”.
Nel paese africano intanto arrivano i primi aiuti italiani con l’attracco a Bengasi della nave Libra mentre le Nazioni Unite hanno deciso la nomina di un nuovo invitato speciale. partita l’altro ieri da Catania, La nave Libra della Marina Militare italiana è entrata questa mattina nel porto libico di Bengasi, dove sta procedendo alle operazioni di attracco. Lo riferiscono fonti della Marina militare. La nave ha a bordo circa 25 tonnellate di aiuti e materiale fornito dalla Cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri, destinato alla popolazione di Bengasi, la città diventata il simbolo della rivolta contro il regime di Muammar Gheddafi.
Le Nazioni Unite hanno nominato un nuovo inviato in Libia: si tratta dell’ex ministro degli Affari esteri giordano, Abdelilah al Khatib che, secondo quanto riferisce la Bbc, avrebbe già ricevuto il gradimento del colonnello Muammar Gheddafi.
Ieri nel ventesimo giorno di rivolta, il colonnello Muammar Gheddafi si è detto favorevole a una commissione d’inchiesta “delle Nazioni Unite o dell’Unione africana” per valutare la situazione.
Ha inoltre brandito lo spettro di al Qaida e di una massiccia immigrazione in Europa.
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