Travolto e ucciso sul ponte di Cairate"Gianpaolo viveva in sella alla sua bici"

Gallarate A poche ore dall’incidente stradale costato la vita a Gianpaolo Saviolo, 53 anni, residente a Gallarate, si chiariscono le circostanze dello scontro mortale. Scontro avvenuto intorno alle 22 di venerdì lungo il ponte di Cairate, strada dritta e poco illuminata, che i familiari di Saviolo bollano come «estremamente pericolosa». Gianpaolo percorreva quel tratto della viabilità cairatese in bicicletta: arrivando da Tradate stava molto probabilmente tornando a casa. Perché si trovasse lì non è dato saperlo: «Viaggiava sempre in bicicletta – spiegano

i vicini – Era praticamente il suo unico mezzo di trasporto. Non dal punto di vista sportivo: lui usava la bici per muoversi. Forse stava facendo un giro prima di andare a dormire». E nemmeno le due sorelle, residenti a Cassano Magnago in un unico appartamento al quarto piano di una bella palazzina di via Buonarroti, sanno darsi una spiegazione: «Non vogliamo dire nulla, non sappiamo perché fosse lì». Certo è che quella gita notturna a Saviolo è costata la vita.

Stando a quanto rilevato dai carabinieri del nucleo operativo di Busto Arsizio, Saviolo pedalava sul ponte di Cairate al buio in direzione Valle Olona. Dietro di lui, quindi dalla medesima direzione, è arrivata una Fiat Multipla guidata da un cinquantenne residente a Cairate. L’uomo è risultato perfettamente in regola con i controlli effettuati dai carabinieri: sobrio, non positivo a droga, sotto choc dopo lo schianto. Nel buio non ha visto quel ciclista che, forse, viaggiava a fari spenti. E da dietro l’ha travolto; anche qui non è chiaro se Saviolo abbia sbandato o viaggiasse discosto dal ciglio stradale: certo è che l’automobilista non l’ha visto, investendolo. L’impatto è stato violento: Saviolo è stato sbalzato dalla bicicletta e proiettato sull’asfalto sbattendo con violenza cranio e torace. E rimediando nell’impatto ferite mortali: quando i soccorsi sono arrivati sul posto, chiamati dallo stesso investitore che si è subito fermato, Saviolo appariva già in condizioni critiche. Incosciente, è deceduto pochi istanti dopo. Sul fatto la Procura ha aperto, come da prassi, un fascicolo per omicidio colposo: indagato l’automobilista, la cui posizione potrebbe però essere archiviata in futuro. Al momento sono in corso accertamenti sulla velocità con la quale la Multipla ha imboccato il ponte. Sulla zona, poco illuminata e talvolta teatro di suicidi, da tempo insistono diverse richieste di intervento.

Saviolo era una persona «schiva – dicono i vicini – non molto nota in città. Era affetto da invalidità ma non sappiamo perché, forse a causa di un incidente. Comunque viveva qui solo». Il cinquantatreenne viveva in una casa di cortile di via Cristoforo Colombo a Gallarate: non era sposato, era un solitario. Un uomo «grande e grosso – dicono i vicini – Non lavorava per via della sua invalidità, di lui si prendeva cura una sorella che lo aiutava a lavarsi e cambiarsi.

Qui ogni tanto gridava, ma mai nulla di preoccupante o reazioni violente. Non chiudeva mai il cancello del cortile quando usciva, ma nessuno lo rimproverava». E da Cassano, Anna Maria, sorella di Gianpaolo, preferisce chiudersi in un composto dolore: «Aveva dei problemi, ma non voglio dire di più. Certo gli volevamo bene, era solo e noi lo accudivamo». Non aveva lavoro, Gianpaolo, campava con la sua pensione di invalido. Domani sarà affidato l’incarico per l’autopsia. Quindi sarà fissata la data dei funerali.Simona Carnaghi

f.artina

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