VARESE Gli era stato diagnosticato uno stato vegetativo, ma dopo tre anni ha iniziato a riprendersi e ora la sua strada riabilitativa è tutta in salita, anche per i familiari. Questa la storia di Luca Visintin, giovane varesino rimasto vittima nel 2008 di un aneurisma cerebrale.A raccontarla ieri mattina durante una conferenza promossa a Villa Recalcati dall’associazione «Silenzio è vita», è stata la sorella Emanuela: «Luca ha fatto dieci mesi di ospedale nel reparto di rianimazione dove alla fine gli è stato diagnosticato uno stato vegetativo ed è quindi stato trasferito nel reparto comi del Molina, e qui ha lentamente e miracolosamente iniziato a riprendersi», ha detto raccontando del risveglio iniziato a dicembre e che piano piano ha restituito al fratello prima la parola e poi la capacità di mangiare nuovamente da solo. «Ad aprile abbiamo dovuto trasferire Luca in una struttura riabilitativa per disabili con la speranza di ottenere nuovi importanti risultati, ma il problema è che non esistono équipe di medici e infermieri specializzati in questo tipo di risveglio e anche noi familiari non sappiamo quali siano le soluzioni migliori per aiutare i nostri cari a riprendersi».Una testimonianza la sua che da sola riassume il nocciolo del problema: «Come vanno gestiti i casi delle persone che si trovano in coma in stato di minima coscienza, incoscienza o vegetativo?». A chiederlo è la presidente dell’associazione «Silenzio è vita» che denuncia la mancanza di un percorso assistenziale sanitario e sociale definito per questi casi, che continuano
ad aumentare assieme al progredire della scienza medica. In media ogni anno ci sono 5 mila nuovi casi e solo in provincia di Varese se ne contano 369 in quattordici anni, dal 1997 ad oggi. «Di questi 37 si sono verificati solo nel corso dell’ultimo anno, con un incremento del 40% rispetto alla media del lungo periodo – ha precisato Elio Marmondi, direttore generale dell’Asl di Varese – un fenomeno cui stiamo facendo fronte con la trasformazione di 76 posti letto ospedalieri per dedicarli proprio alle persone in coma, non solo in seguito alla fase acuta successiva a un trauma, ma anche per quelli segnalati dai medici di famiglia».Si tratta di un’iniziativa molto recente, ancora da implementare sul territorio, resa possibile grazie a un nuovo accordo raggiunto tra Stato e regioni e commentato ieri mattina dal senatore Antonio Tomassini che ha partecipato alla conferenza: «A questo punto, anche su questi temi serve una legge etica nazionale, e per questo assieme ad altri ho presentato un progetto di legge in Parlamento sulla base di una convinzione, e cioè che le regole debbano essere flessibili per essere in grado di adattarsi a nuove necessità ma i valori, quelli non possono cambiare».All’incontro era presente anche Erminio Carabelli dell’associazione «Andare oltre» che ha candidato il castello di Somma Lombardo come location ideale per ospitare la prossima giornata nazionale dedicata alle celebro lesioni gravi «e far partire da qui nuove proposte e regole per l’assistenza del post coma».Lidia Romeo
s.bartolini
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