VARESE Parlare degli stipendi milionari dei calciatori non è mai affare semplice: difficile giustificare certe cifre, specie quando si attraversano periodi di vacche magre e la gente fa fatica a tirare la fine del mese. Le cronache sportive degli ultimi giorni si sono rimpallate tra la trattativa che dovrebbe trasferire l’attaccante camerunense Eto’o dall’Inter ai russi dell’Anzhi, e la polemica innescata dal ministro della Semplificazione normativa Roberto Calderoli che ha tuonato: «Ai calciatori, come ai politici,
venga raddoppiata l’aliquota del contributo di solidarietà». La proposta del politico ha ovviamente scatenato la reazione dell’Associazione Calciatori: «E’ facile speculare sui giocatori e sui loro stipendi – ha detto il vicepresidente Leo Grosso – ma bisogna ricordare che per alcuni che guadagnano molto tanti hanno introiti modesti e non certi». Risposta che, piaccia o no, fa riflettere: specie se anziché guardare agli stipendi faraonici dei fenomeni della serie A proviamo a fare un giro a casa nostra, tra i giocatori del Varese e quelli della Cimberio.
Iniziamo da questi ultimi, perché il discorso è molto più semplice: nella squadra che il prossimo anno affronterà il campionato di serie A, sono soltanto tre gli italiani che possono vantare mensili di un certo peso. Gli altri, dopo la partenza di Galanda che è sceso in LegaDue e giocherà a Pistoia, sono ragazzi che si giocheranno le loro possibilità e cercheranno di guadagnarsi minuti, ma che di certo non possono dire di «vivere di basket».
Dal palazzetto allo stadio, in linea d’aria, ci saranno trecento metri: il paragone viene facile. Ed è altrettanto facile dire che i calciatori del Varese sono probabilmente tra i meno pagati dell’intera serie B (a parte un paio di eccezioni). La squadra di Carbone (e mettiamoci dentro pure lui) conta su un gruppo di giocatori che sono anche delle scommesse, la cui dichiarazione dei redditi non è nemmeno lontana parente di quella dei colleghi del piano di sopra.
Il discorso, allora, andrebbe spostato sulla seconda parte della risposta di Grosso («molti hanno introiti modesti e non certi»). Da un lato va detto che a Varese questo discorso, per fortuna, non vale: i calciatori di Carbone e i cestisti della Cimberio, da qualche stagione a questa parte, non avanzano un quattrino di stipendio. Dall’altro lato bisogna però riconoscere che la Città Giardino è un’isola felice: basta fare qualche chilometro d’autostrada per imbattersi in situazioni completamente diverse (Pro Patria, per dirne una). Nel calcio come nel basket sono purtroppo tante quelle società che non riescono (non possono? Non vogliono?) a pagare con regolarità i propri tesserati.
Francesco Caielli
e.marletta
© riproduzione riservata