Carciofi, patate o cavolfiore? Ecco dove conviene la verdura

VARESE Lo abbiamo imparato dai nonni: in tempo di crisi aumenta il consumo di patate e minestre.
Ma chi pensa di spendere poco si sbaglia, perché il gasolio necessario per scaldare le serre costa sempre di più. Le gelate invernali, inoltre, hanno danneggiato parte della produzione. Di riflesso le verdure diventano più care anche del 50%.
Ma il caro verdura è davvero motivato? I nuclei antifrode dei carabinieri hanno effettuato verifiche sui prezzi al consumo,

anche nei mercati rionali. È emerso che, specialmente al centro nord, gli ortaggi superano il prezzo consigliato dal Ministero delle politiche agricole.
Abbiamo provato a capire cosa sta succedendo a Varese, visitando il mercato rionale di Coldiretti a Masnago e i supermercati Coop ed Esselunga.
Prendiamo ad esempio le patate. Il prezzo consigliato dal Ministero è 90 centesimi al chilo: il mercato rionale riesce a offrirle a quel prezzo, ma nella grande distribuzione, a parità di qualità, è difficile trovarle a meno di 1,18 euro.
La prima valutazione, infatti, è che gli ortaggi venduti a chilometro zero hanno generalmente un prezzo più contenuto di quelli che si trovano nella grande distribuzione, dove però c’è una maggiore varietà che consente di scegliere qualità low cost, e quindi di risparmiare.
Il cavolfiore, per esempio, secondo il Ministero, dovrebbe essere venduto a 1,80 euro al chilo. Al mercato rionale il prezzo arriva fino a  2,10, mentre nella grande distribuzione scende a 98 centesimi al chilo (ma solo nella varietà “bianca”).
Uno degli ortaggi più costosi è il carciofo: dovrebbe essere venduto a 0,85 euro al chilo, ma al supermercato il suo prezzo può arrivare fino 2,38 euro.
«L’inverno ha fatto gelare alcuni ortaggi all’interno delle serre – dice Elena Zibetti del “Pascolo di Cairate” – Nel periodo di maggior freddo, per una durata di due settimane, siamo stati costretti ad aumentare il prezzo delle verdure perché altrimenti saremmo andati in perdita. Inoltre, in assenza di verdure nostre, abbiamo dovuto rifornirci da altre aziende sul territorio. L’emergenza adesso è rientrata, ma pesa aver tolto l’agevolazione dell’accisa sui carburanti».
Secondo Gianni Botta, dell’azienda agricola Bia di Malnate, è la grande distribuzione responsabile degli aumenti: «Al banco vendo le melanzane a 1.50 euro al chilo, ma all’ingrosso sono costretto a cederle a 15 centesimi. Al supermercato le stesse melanzane vengono poi vendute a più di 2,40 euro al chilo».
E poi pesano i danni da gelo, che sono stati anche molto ingenti anche nella nostra Provincia.
Un esempio è la Floricoltura Lago Maggiore di Confagricoltura, un vivaio di 60 mila metri quadrati a Laveno, dove sono morte a causa del freddo camelie e rododendri di pregio. «Come al solito a noi non resta che leccarci le ferite» afferma Roberto Piffaretti, il titolare dell’azienda agricola.
Adriana Morlacchi

s.bartolini

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