Calcio, nasce il Varese di Castori «Se avremo fame andremo lontano»

VARESE Fabrizio Castori allo specchio del Franco Ossola. Primo giorno da biancorosso a ruota libera.

Mister, emozioni?
Dire contento è poco. Però odio i convenevoli di prassi, voglio ringraziare in campo con il tempo e il lavoro: lì si conquistano fiducia, stima, considerazione e affetto.

È annunciato come storicamente amato dagli spalti.
Per come la vedo io, lo sport è passione e il supporto della gente un valore aggiunto: non lo chiedo, lo voglio guadagnare.

Il Varese, perché?
Sono un istintivo. È una scelta ideologica e non obbligata: un conto è accettare per compromesso o, peggio, perché costretto; un altro se te lo senti dentro, se viene dal cuore. Non ci eravamo mai incontrati, con il Varese, ma c’è un parallelismo: entrambi siamo partiti dal basso, abbiamo meriti presi con lotta e lavoro. Siamo abituati a piangere o ridere, solo chi suda sa gioire e soffrire.

Come mai un solo anno di contratto?
In carriera non ho mai chiesto di più. Non deve essere un rapporto economico a vincolare la mia presenza. È successo qualcosa di diverso solo a Cesena, dove ho firmato un quadriennale dopo la squalifica: però è finita che ho strappato gli ultimi due anni senza pretendere.

L’intervista completa sul giornale di venerdì 15 giugno.

s.affolti

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