VARESE – Dal Franco Ossola, magico ma non più spendibile per il futuro, ai campi d’allenamento ancora mancanti nonostante i due anni di serie B; dalla prima squadra che dovrà essere giocoforza ritoccata, alla Primavera sulla quale si punta sempre parecchio: a tutto Varese, seguendo il verbo del presidente Antonio Rosati.
Lunedì, la società e il comune hanno firmato una convenzione ponte di un anno: a fronte di un affitto calmierato, il Varese è utilizzatore ma non gestore totale, come dovrebbe essere con una convenzione definita.
Rosati: «La situazione non cambia. Lo stadio, così com’è, non è né non potrà diventare una fonte di reddito, sarà sempre un costo chiunque l’avrà in gestione. Ci siamo presi un anno per essere in regola con le istituzioni e per ragionare con calma. Valutiamo come intervenire per spostare alcuni uffici o migliorare spogliatoi e sala stampa: le cose non troppo invasive sono fattibili. Intanto avremo il tempo per capire cosa fare: noi, ma sicuramente anche la municipalità, non possiamo investire soldi in un edificio senza domani. Il punto fermo vero, è nella partenza di un progetto diverso».
Il baricentro settimanale si sposta sul Vittore Anessi: «Pensiamo di concentrarci sull’area di Gavirate, stiamo valutando di concerto con l’amministrazione come migliorare delle strutture già ottime, per farne il nostro vero primo centro di allenamento. La Primavera ci ha giocato l’intero campionato, c’é pure un ottimo campo sintetico».
Oggi scadono i termini per esercitare i diritti di opzione sulla proprietà: tra i nomi di peso Cacciatore, Kurtic, Plasmati e Troest: «Per Troest è tutto a posto, ci siamo visti con il Genoa raggiungendo l’accordo. Abbiamo presentato l’opzione anche su Kurtic ma non per gli altri, teoricamente neppure Cacciatore: la Sampdoria sembra avere mire diverse, probabilmente non riusciremo in quello che ci eravamo prefissati nonostante Fabrizio rientrasse nei nostri piani. Restiamo concentrati sulla soluzione delle partecipazioni e delle comproprietà, sono tantissime e richiedono impegno e attenzione vera, poi cercheremo di fare un mercato con i piedi per terra e il fiuto di chi sa guardare più in là».
Filosofia: «Anche volessimo, non potremmo sopportare una campagna sui grandi nomi, tipo quella del Padova dell’anno scorso: e anche ad agire così, può succedere che il rendimento vada in un’altra direzione. Il prossimo campionato, seppur sulla carta privo di un Torino o di una Samp, non sarà più semplice: tra chi proverà a fare bene e le solite sorprese, immagino una decina di squadre con l’opportunità di stare in alto. Il Varese? Nelle dieci».
Capitolo Primavera e settore giovanile: «In questi giorni decidiamo l’assetto dell’intero staff da cui dipenderà la definizione del progetto di lavoro, che comunque va avanti spedito anche lì».
Il mister: «Ho visto l’accoglienza tributata a Castori, ha generato sensazioni più di consapevolezza che di stupore. Non siamo più una sorpresa ma una squadra di categoria, anche noi dobbiamo ormai ragionare così: se l’anno scorso abbiamo potuto e voluto fare una scommessa tipo Carbone, quest’anno non sarebbe stato possibile. Io stesso, da presidente, non me la sarei sentita perché il rischio sarebbe stato troppo grosso e non percorribile. Siamo un altro Varese, una società che ha dimostrato di saper restare al vertice, Castori è figlio della nuova considerazione, ha tutto per fornire l’esperienza e le capacità di gestione necessarie».
Gli ultimi diecimila tifosi non si cancelleranno mai: «Il 13 al Totocalcio paga poco, ma dalla campagna 2012/2013 mi aspetto un risultato positivo: per carità, so che Varese non potrà dare 10 mila abbonati, la dimensione non è quella, ma avvicinarci ai 3.000 lo reputo possibile e auspicabile. Un punto di continuità, positivo per i tifosi, l’abbiamo messo con Troest, spero ne seguiranno altri: intanto Magnus è nostro fino al mercato, poi vediamo cosa succede durante le trattative».
Terlizzi è il giocatore sulla bocca di tutti: «È sotto contratto per un altro anno, per ora è ancora un giocatore biancorosso. Adesso è tempo di vacanze ed è giusto che ognuno si prenda il suo spazio. Facciamo così: il 14 luglio c’è il ritiro, da lì inizieremo a capire anche cosa vuole fare lui».
Samuele Giardina
a.confalonieri
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