Parla l’uomo che ha perso la casa «Nessun aiuto, ora chiedo i danni»

SOMMA LOMBARDO «Dal Comune non abbiamo ricevuto niente, non hanno neanche pensato di anticipare un minimo di spese a una famiglia alla quale è stato tolto un luogo sacro come la casa. Non hanno fatto nulla per noi. Sicuramente qualcosa faranno i nostri avvocati: quello che ci spetta arriverà fino all’ultimo centesimo». Giuliano Rovelli è appena tornato a Somma e nel tardo pomeriggio di ieri è andato a vedere il luogo dove, fino a qualche ora prima, seppure già gravemente danneggiata, c’era ancora la casa in cui abitava con moglie, sei figli  e una famiglia di cingalesi assunti regolarmente come collaboratori domestici. Adesso non c’è più niente, la frana del Belvedere, dopo la forte pioggia di sabato, se l’è portata via definitivamente. Rovelli non si dà pace, per la casa che non c’è più ma anche per il mancato sostegno delle istituzioni: «Sì, certo – spiega – il sindaco mi è stato vicino, anche qualche funzionario, ma in che cosa si traduce questa solidarietà? Ci devono essere fatti concreti  e i fatti concreti in questi casi sono solo i soldi, non mi interessa una lettera o una pacca sulla spalle». L’imprenditore è deciso a far valere i suoi diritti: «È già partita una citazione per Comune e Amsc».«Il giorno della frana qui ho contato rappresentanti di 14 enti pubblici. Molti erano

qui in giacca e cravatta. Non è che mancasse gente, ma non faceva niente». La rabbia, insomma, è anche per un «Paese che non ha rispetto per i propri cittadini, senza organizzazione». «Non mi hanno ancora dato l’accesso agli atti di tutte le comunicazioni che sono state fatte sulla pericolosità delle perdite d’acqua. Io le carte le ho viste ma non ho ancora l’acceso agli atti dopo un mese e mezzo». Rovelli si sfoga e intanto è costretto ad osservare il «pellegrinaggio» (così lo definisce) della gente che sopra e sotto la frana impiega una parte del suo tempo libero domenicale per andare a vedere la collina crollata proprio là dove c’era la casa: «Io ho aperto la rete e sono entrato, vedo gente dal Ticino che si avvicina alle macerie: ma perchè non mettono qui almeno una persona a controllare, per decoro?».L’ultima, amara considerazione, invece, è il commento a un altro fatto increscioso. Quando si è danneggiata la prima parte della casa sono franati a valle anche alcuni oggetti custoditi nell’edificio: «Hanno preso racchette da tennis e mazze da golf, tutta la roba che si poteva». Ora la sua famiglia ha trovato riparo in un’altra casa presa in affitto. Il pensiero torna ancora all’assenza delle istituzioni: «Cosa sarebbe successo se tutto ciò fosse accaduto a qualcuno che non aveva possibilità?».

s.bartolini

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