Europei in Rai, le vecchie facce

A proposito di Rai: perché dopo aver perso molti appalti di eventi sportivi siamo ancora costretti a pagare un’inutile tassa chiamata canone? Altre emittenti purtroppo, ahimè a pagamento, non fanno altro che assorbire e migliorare tanti programmi che l’emittente nazionale poteva vantare.

Non si dovrebbe ridurre o addirittura abolire questo canone? Con questa crisi che non ci lascia scampo, non sarebbe opportuno dare un esempio partendo proprio dalla Rai, dimostrando un po’ di sensibilità nei confronti di chi non arriva a fine mese? Spero la Rai possa fare ciò che tutti ci aspettavamo e che purtroppo non ha saputo ancora fare. E i giornalisti? Fanno del loro meglio per dare corretta informazione?

Furio Frigerio

Sono decenni che ci sentiamo raccontare che la Rai verrà riformata. Non è accaduto, difficilmente accadrà. I partiti vi esercitano un potere troppo forte perché accettino d’indebolirlo, e condizionano ogni scelta decisiva dell’ente.

La Rai conserva ottime professionalità, purtroppo non sempre utilizzate al meglio e talvolta non utilizzate del tutto: la meritocrazia soccombe alla politicizzazione. Ha sbagliato strategie, equivocato sulle finalità che le si richiedono, ceduto a una logica editoriale d’inseguimento del target delle tivù private, scordando il suo ruolo di servizio pubblico. Il problema non è d’abolire il canone, ma d’usarlo meglio. Prendiamo gli attuali Europei di calcio: la Rai sta proponendo un servizio mediocre. Non s’è aggiornata ai tempi, sembra che la concorrenza l’impigrisca, invece di stimolarla.

Manca di modernità e freschezza. Scade nella banalità e nella retorica durante le telecronache. Non parliamo poi dei commentatori post-partite: facce vecchie, battute spente, reciproci livori. Uno spettacolo triste, non all’altezza della storia della maggior azienda culturale del Paese. La Rai resta un patrimonio straordinario gestito nella più deludente ordinarietà. Non ci sono solo i conti da sistemare, c’è un intero sistema chiamato a dar conto si sé.

Max Lodi

 

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