Fumagalli “rigetta” i giudici «Clima ostile contro di me»

VARESESi chiama “legittima suspicione”. Si invoca quando un imputato ha il fondato dubbio che corte che lo sta giudicando non sia serena nei suoi confronti, e che quindi abbia già preconfezionato la sentenza.

L’ha invocata l’ex sindaco Aldo Fumagalli alla sbarra per rispondere dei reati di concussione e peculato commessi (sostiene l’accusa) quand’era primo cittadino di Varese: un vorticoso giro di belle donne dell’Est che Fumagalli avrebbe favorito in mille modi, compiendo anche un uso disinvolto di beni e risorse di proprietà o attinenza comunale.

Fumagalli ha rigettato il collegio presieduto dal giudice Anna Azzena. Adesso sarà la Cassazione a decidere (probabilmente a settembre) se il suo sospetto è davvero legittimo oppure no. In caso affermativo, il processo verrà celebrato nel tribunale di Brescia; altrimenti dovrà tornare a Varese.

Non è stata una decisione indolore, quella di Fumagalli. Prova ne è la revoca del suo storico avvocato, il bustocco Cesare Cicorella, sostituito da un altro legale: Domenico Folino del foro di Lamezia Terme (provincia di Catanzaro).

È lo stesso Fumagalli a spiegare le ragioni del gran passo. «Dopo l’udienza di questa mattina – premette – mi sembra doveroso dare atto di quello che è successo: il 22 giugno ho presentato istanza di rimessione per legittimo sospetto, non di ricusazione, alla Corte di Cassazione di Roma».

Fumagalli rimarca di non volersi sottrarre al giudizio (i termini della prescrizione sono sospesi), ma denuncia «il clima che si è creato attorno a questo processo» che avrebbe «minato la serenità di giudizio del collegio giudicante, oltre che, da tempo, la mia immagine personale».

«Un esempio su tutti – continua – l’omessa acquisizione ai fini della utilizzabilità per la decisione finale, di una registrazione tra presenti, cui ha partecipato pure il fratello di Umberto Bossi (Franco, ndr), contenente le prove lampanti della mia innocenza». Il riferimento è alla registrazione clandestina di una chiacchierata, compiuta all’interno degli uffici di un’agenzia investigativa in centro, in cui Augusta Lena (la principale teste contro Fumagalli) si rimangerebbe buone parte delle accuse.

«La presidente del collegio – attacca Fumagalli – è invece arrivata addirittura ad ipotizzare il reato di subornazione nei miei confronti, salvo poi considerare non utilizzabile, ai fini della decisione, la prova chiave di tutto il processo».

«Sono stato inoltre costretto a revocare il mandato al mio precedente difensore, Cesare Cicorella, in quanto ritengo inaccettabile che mi si prospetti per iscritto alla vigilia della sentenza “di rassegnarmi ad una sentenza esemplare”».

«Ho così nominato un nuovo difensore – conclude Fumagalli – e attendo serenamente il giudizio della Cassazione ribadendo, come sempre, la mia innocenza e l’insussistenza delle accuse a mio carico».

e.romano

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