VARESE – Abbonarsi, perché? Perché ognuno dei diecimila tifosi che erano allo stadio per la finale, e anche i diecimila che hanno cercato il biglietto e non ce l’hanno fatta a trovarlo, ora più che mai sanno benissimo una cosa: il Varese e Varese meritano la serie A e possono prendersela da soli, senza playoff.
Perché, negli ultimi quattro anni, chi non l’ha fatto poi se ne è pentito amaramente. Perché non è mai troppo tardi, né troppo presto, per sognare e riappropriarsi di una bandiera che ci appartiene da sempre. Perché, proprio nella sconfitta più atroce, abbiamo toccato con mano la possibilità di farcela e ci siamo sentiti tutti, e ci sentiamo sempre di più, da promozione. Perché questo club ci ha insegnato a mettere la maglia davanti alla squadra, senza cadere mai nella trappola di mettere la squadra (i giocatori) davanti alla maglia. Perché a Masnago si vede bel calcio, anche più bello di squadre più strombazzate – dalla Samp al Cagliari, dal Torino al Chievo – e non c’è motivo per andare altrove o restare davanti alla tv.
Perché anche un commerciante o un sindaco ormai sanno alla perfezione che non esiste di meglio che essere promossi per attirare migliaia di tifosi elevendo il nome di Varese ovunque in Italia. Perché Castori porta con sé la sofferenza e il riscatto di Sannino ma anche l’umanità e la bravura tattica di Maran. Perché chi arriva
dopo completa sempre il lavoro di chi se ne va. Perché, come dice Max Lodi, non c’è due senza tre: la prossima sarà la volta buona e i dirigenti hanno un credito di fiducia che può essere riscosso a metà luglio anche senza sapere la formazione di fine agosto (ma sappiamo che non sarà una squadretta).
Perché di fronte a voi giocatori che volete andare via, dovremmo batterci il petto e dire: è grazie a ognuno di noi se l’ambiente Varese fa la differenza e ognuno di voi sembra un fenomeno. Siamo noi la vostra serie A e quando lo capite è sempre troppo tardi, tornate normali e da serie B.
Perché siamo stati bravi sia quando avevamo un ossatura (il primo anno) sia quando l’abbiamo rivoluzionata. Perché al Franco Ossola andiamo per vedere giocare al calcio, anche a costo di perdere qualche gara e anche quest’anno la filosofia è la stessa.
Perché andare a vedere il Varese è sempre stata un’emozione, sia quando eravamo in zona playout a ottobre con Sannino o Carbone, sia quando siamo sbarcati nei playoff. Perché in due anni il calcio del Varese e la continuità del Varese non le ha avute nessuno. Perché i tifosi di una squadra che sembra nata su una stella, sempre spinta o fermata dal vento, possono fare tredici soltanto nel 2013.
Andrea Confalonieri
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