Maxi frode fiscale da 23 milioni Undici imprenditori denunciati

GALLARATE Maxi frode fiscale da 23 milioni di euro: undici gli imprenditori denunciati (di cui dieci sarebbero in realtà meri presta nome), con sequestri che superano i 4 milioni di euro. A chiudere il cerchio intorno su una realtà che ha occupato in nero 1.422 lavoratori, la guardia di finanza di Gallarate, coordinata dal sostituto procuratore di Busto Arsizio Nadia Calcaterra. «L’inchiesta ruota attorno a una società edile con sede legale a Gallarate: la Pavimenti 2P srl – ha spiegato ieri Francesco Dettori, procuratore di Busto Arsizio – Un’indagine complessa ed estremamente articolata durata poco più di un anno».I reati commessi, tutti in materia fiscale e di normativa del lavoro, coprono un ampio arco temporale: dal 2005 al 2011. «L’operazione – ha spiegato Calcaterra – Prende il via da un accertamento eseguito a carico di un’azienda di Locate Varesino. In quella sede vennero scoperte fatture sospette, alcune delle quali annotate alla ditta gallaratese. Ulteriori accertamenti hanno permesso di evidenziare altre anomalie: la società di Gallarate, infatti, fronteggiava decine e decine di cantieri in tutto il Nord Italia forte di una quarantina di dipendenti». Situazione impossibile da sostenere. In sintesi, secondo quanto scoperto dalla guardia di finanza, la Pavimenti 2P srl utilizzava manodopera che risultava in carico ad altre società. «Manodopera completamente in nero, nella maggior parte dei casi si trattava di lavoratori extracomunitari – ha spiegato Paolo Pettine, capitano della guardia di finanza di Gallarate – Lavoratori che sulla carta erano dipendenti di altre società

che, però, erano realtà fittizie. Tutto veniva sempre ricondotta all’impresa edile di Gallarate». Secondo l’accusa, la Pavimenti 2P srl ha “risparmiato” milioni di euro evitando di versare i contributi previdenziali a carico degli operai. «I controlli a carico della società gallaratese – ha continuato Calcaterra – hanno evidenziato una serie di fatture per operazioni inesistenti sotto un particolare profilo giuridico basato sul regime fiscale vigente nel 2005 e nel 2006. Si tratta di contratti d’appalto fittizi che in realtà mascheravano somministrazioni irregolari di manodopera in quanto privi delle caratteristiche prevista dalla legge Biagi, ovvero senza l’autonomia necessaria e il rischio d’impresa. Grazie a questo sistema, la società lucrava sull’Iva indebitamente riscossa per prestazioni inesistenti». La ditta gallaratese, nel frattempo, viene fatta oggetto di alcuni accertamenti fiscali: «A quel punto – ha detto il colonnello Antonio Morelli, comandante provinciale della Gdf di Varese – il modus operandi è cambiato. I vertici della società hanno eseguito una cessione di ramo d’azienda  finalizzata a svuotare di crediti e beni la vecchia società che sarebbe stata abbandonata. Finanza e procura – ha concluso Morelli – Abbiamo però reagito rapidamente, aggredendo con i sequestri quel patrimonio che si tentava di nascondere per evitare di pagare quanto dovuto allo Stato».Sotto sequestro sono finiti una barca di 18 metri (valore un milione), una villa da 3 milioni di euro con piscina coperta e scoperta con sede nel Varesotto, altri immobili tra Genova, Gallarate e Trapani e, ovviamente, anche il ramo d’azienda appena ceduto.

s.bartolini

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