VARESE La corte di un club di A fa girare la testa. Per Beppe De Luca, vista la corte del Catania, sono giorni di vertigini da alta quota. Magari va in porto, magari non se ne fa niente, magari è lo stesso ragazzo che sceglie di restare al Varese. Perché? Per diventare la faccia da stampare sull’abbonamento.
Il vorrei biancorosso
Impeccabile, nella vicenda Maran, l’atteggiamento del club: il presidente Rosati & co hanno liberato il tecnico in direzione Catania senza imporre il prezzo, nel contesto, per De Luca. L’ad varesino Montemurro parla della zanzara biancorossa come se non fosse persa la chance di tenerlo a Varese: «Lo terrei con tutto il cuore. Bisogna capire quante risorse abbiamo: l’idea potrebbe essere vendere metà del cartellino e tenerlo da noi».
Intervento genoano
Quindi, il club deve in qualche modo monetizzare, perché pecunia non olet, ma esiste una strategia per avere botte (un po’ più) piena e moglie (quasi) ubriaca. La persona che potrebbe fare al caso si chiama Stefano Capozucca, burattinaio del Varese degli anni ’90 e attuale ds del Genoa: il club rossoblu potrebbe accollarsi un milione, un milione e mezzo per metà De Luca lasciandolo maturare un altro anno a Masnago e impegnandosi – in caso di esplosione definitiva della zanzara – a saldare l’altra metà il prossimo giugno.
Suggestione bianconera
Certo che, parlando di amicizie biancorosse, viene in mente al volo anche il dg della Juventus Beppe Marotta, varesino di Sant’Ambrogio che è partito facendo il raccattapalle al Franco Ossola: perché non immaginare l’attuale dirigente bianconero, che tesse la trama del mercato della Signora, in prima fila nel caso in cui De Luca si consacrasse definitivamente con una stagione – la prossima – da venti gol su per giù.
Non lo dicono solo le amicizie varesine di Marotta (che poi si è fatto le ossa al Varese trent’anni fa); lo dice la sempre concreta attenzione del club bianconero a tutto ciò che è made in Italy, a tutto ciò che emerge dalla B o dalle giovanili azzurre (dice niente, ad esempio, che il super ex bianconero Ciro Ferrara, prima di passare sulla panchina della Samp, abbia convocato De Luca in under 21?).
Diciotto e poi…?
Poi ci sono le suggestioni che hanno a che fare col campo. Qualche dato potrebbe far riflettere: forse, per ambire alla A – e viverla da protagonista – diciotto partite da titolare (playoff compresi) su quarantasei non sono sufficienti. Undici gol sono un buon bottino, soprattutto se si considera la quantità di gare giocate partendo dalla panchina (venti): in A, però, è più difficile essere decisivi con dieci minuti a disposizione.
Faccia da abbonamento
De Luca, a ventun anni, ha davanti a sé tutto o quasi. Ha davanti anche la chance di provare a diventare una bandiera del Varese, di esplodere davvero con la maglia della sua città, di presentarsi sul palcoscenico della A con la nomination dell’attore protagonista. È un sentiero tortuoso, ma non meno insidioso di un approdo rapido nella massima serie. Di sicuro, è una scelta affascinante, la più coraggiosa che un ragazzo di ventun anni potrebbe fare.
Luca Ielmini
a.confalonieri
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