La demagogia e la riforma per i giovani

Legato al posto fisso, come lo schiavo al remo della galèa: è così che il mondo del lavoro garantisce la produzione, e che il mare può essere attraversato, né appaia offensivo il confronto lavoratore-schiavo. Te le do io le sfide, caro Monti! Lasciamole, quelle, ai temerari e impazienti come Ulisse, che sappiamo bene come finì: in fondo all’Oceano, trascinando con sé anche i suoi marinai. E – non dimentichiamolo – è sulla schiena dei lavoratori, che incollano l’anima e i loro giorni al posto fisso, che poggia la fila di poltrone su cui siedono premier e company. Senza ringraziarci, anzi, addirittura rimproverandoci.

Gianfranco Mortoni
email

È meglio il posto fisso o il lavoro fisso, anche se non è sempre un lavoro svolto presso il medesimo datore? O anche se è un lavoro diverso, perché nel corso della vita si cambiano molte cose, e tra di esse ci può stare il lavoro? E ai giovani che oggi sono brutalmente precarizzati, andiamo avanti a raccontargli di star buoni che verrà il giorno in cui avranno il posto fisso, pur sapendo che per pochi di loro questo avverrà, perché il mercato è cambiato e non ritornerà più come prima? O cerchiamo invece di tutelarli nel lavoro temporaneo che svolgono e svolgeranno (pagandogli le ferie, i periodi di malattia, l’indennità di conclusione del rapporto eccetera) e di assicurargli gli ammortizzatori necessari perché, quando traslocheranno da un’impresa all’altra o da un ufficio all’altro, abbiano di che vivere? Questo governo sta cominciando a fare quello che altri governi hanno evitato: un’incisiva riforma del lavoro.
Che in questo Paese arretrato è assai di più d’una riforma: è una rivoluzione. Se vi possa riuscire è naturalmente dubbio, non vi è invece dubbio che qualora non vi riuscisse, avremo sciaguratamente perso altro tempo prezioso e vieppiù impoverito il futuro di chi già deve scontare un presente povero. Il resto è chiacchiera facile, talvolta solo superficiale, tal’altra purtroppo demagogica.

Max Lodi

© riproduzione riservata