Varese-Bari, i cuori biancorossi salutano per sempre Peo Maroso

VARESE Sarà impossibile tramandare il ricordo del Varese come riusciva a fare lui, lasciando cadere parole come chicchi di grandine, quasi nascessero da quel cielo biancorosso dove evidentemente era nato. Fiutava gli allenatori, sfidava i pericoli, prendeva a pedate i banditi e i politici menefreghisti un minuto prima che gli altri trovassero il coraggio per farlo. E un minuto, un mese o un anno prima che il Varese perdesse o vincesse il campionato, lui lo sapeva e lo aveva già detto: dietro ogni squadra ci sono dei fili, quelli biancorossi li ha sempre tirati il Peo.

Quando vedeva un allenatore in difficoltà, s’inteneriva e lo chiamava, perfino Benny Carbone può testimoniarlo. Di Ricky Sogliano era complice, fratello, alter ego: è stata l’unica persona capace di prenderlo per il verso giusto. Di farsi ascoltare anche dall’unico uomo al mondo che non ascoltava mai nessuno tranne il richiamo della foresta biancorossa, cioè Maroso.

Di tutti noi è presidente, allenatore, compagno, direttore. È coscienza, speranza, sfida, riscatto, vendetta. Se tra cent’anni chiedessero ai figli dei nostri figli “cos’era il Varese”, uno di loro farebbe certamente il suo nome.Era come se qualcuno gli dicesse sempre prima le cose: il Varese per lui era un vento, una stagione, un

aeroplano, qualcosa che senti arrivare da lontano, alzandosi piano, un rumore in fondo alla foresta e un’aria leggera che rapisce il cuore. Per non farsi venire un coccolone, si negava le emozioni della partita ma spalancava le finestre della sua casa di Avigno, aspettando il boato del gol o il silenzio della sconfitta.

Pareva che finalmente avesse sbagliato una profezia, l’ultima: il Varese in serie A. Era convinto che ce l’avrebbe fatta. Alla fine, anche stavolta, avrà ragione lui. «In A prima devi arrivarci tu – gli hanno bisbigliato – perché da lassù possa tendere una mano al Varese, portandotelo dietro». Non aspettava altro.

Ehi, Peo, non fare scherzi: noi siamo qui che aspettiamo. Allungati e tiraci su.

Andrea Confalonieri

a.confalonieri

© riproduzione riservata