Gallarate – «Devo dire la verità, la richiesta del Comune mi ha stupito. E’ 25 anni che lavoro in questo settore e come Yamamay abbiamo 180 negozi sparsi in tutta Italia. Una cosa del genere, però, non mi è mai successa». Francesco Pinto, presidente di Inticom, società proprietaria di Yamamay, è stato sentito ieri nel tribunale di Gallarate.
Assieme al gestore della libreria Mondadori che si trova all’interno del Centro Commerciale “il Fare” di Gallarate, è accusato di falso ideologico in atto pubblico. Al centro della querelle il mancato possesso di un documento necessario, secondo l’ufficio tecnico del comune, per poter aprire i negozi del piano interrato del Fare. A deporre, ieri, anche il dipendente dell’ufficio tecnico che, nel giugno del 2007, riscontrò che i 19 negozi situati nel piano interrato del Fare avevano già aperto i battenti. La mancanza di quel particolare documento avrebbe però impedito, di fatto, l’inizio delle attività. I due imputati hanno spiegato come gli adempimenti tecnici avrebbero dovuto essere svolti dall’immobiliare che affittò il ramo d’impresa a Yamamay e Mondadori.
«Il 29 gennaio 2007 il nostro spazio risultava avere tutti i requisiti sanitari richiesti – racconta ancora Francesco Pinto -. Ad Aprile ci viene chiesto di integrare la documentazione. Ci siamo subito attivati ma è una cosa che non mi era mai successa». Il 1 giugno Asl chiede a Yamamay di creare un nuovo antibagno da 3 mq, oltre a quello già presente. «Non ne abbiamo capito il
senso, ma abbiamo lo stesso ottemperato alla richiesta». Difficile immaginare, però, che sia il commerciante a dover assicurare la presenza di prese d’aria in una struttura come un centro commerciale. «Si tratta di controlli che, in un centro commerciale, si suppone vengano fatti prima dell’autorizzazione ad aprire» dice ancora Pinto. Il 21 novembre verrà chiamato a deporre l’architetto Luigi Bossi, allora capo dell’ufficio tecnico del Comune di Gallarate.Tiziano Scolari
p.rossetti
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