L’Imu e le svendite frenano i saldi a Varese

VARESE Grande affluenza nelle vie della città, ma pochi sacchetti e sacchettini tra le mani. Complice il bel tempo e la voglia di farsi una passeggiata in centro. Questo di fatto è il riepilogo della prima giornata di saldi. «È necessario – dichiara Graziella Roncati Pomi, vice presidente di Confesercenti Varese – che si adotti una altra politica per far riacquisire ai saldi attrattività».

Dopo le vendite sotto tono nel periodo pre-natalizio i saldi, quelli veri che coinvolgono tutti gli abiti della stagione, rimangono l’ultima speranza soprattutto per i commercianti che hanno avuto una stagione autunno-inverno nera. Ma i varesini puntano ad acquisti mirati e, prima di comprare, preferiscono guardare le vetrine e farsi una idea precisa delle offerte. «Non intendo farmi prendere dalla frenesia – spiega Claudia Piacentini -: mi sono fatta una lista delle cose che il mio guardaroba necessiterebbe, ma voglio confrontare i prezzi nei vari negozi che hanno ciò che mi serve».

Per molti, dopo il pagamento della seconda tranche dell’Irpef e dell’ultima dell’lmu, non ci somo più soldi in tasca per acquistare capi d’abbigliamento ed articoli domestici, seppure a prezzi scontati. «I prezzi restano comunque troppo alti – precisano Elena De Bortoli e Fabio Merlin – Abbiamo da poco pagato l’Imu e attendiamo l’arrivo della nostra prima bimba. Durante i saldi le uniche cose che forse compreremo, se non riusciamo a recuperarle dai vari parenti e amici, sono quelle legate all’arrivo del bebè».

Insomma, per molti gli sconti in bella vista sulle vetrine dei vari negozi non allettano fin in fondo.  «Compro solo se trovo qualcosa di particolarmente interessante – commenta Mary Mura -. Inoltre, molti negozi propongono sconti del 20 e del 30% e non ha molto senso farsi allettare da questi sconti, visto che li si trova anche durante il resto dell’anno».

Anticipati dalle vendite promozionali e, per qualcuno, bruciati dagli sconti anticipati messi in campo dai “cugini” svizzeri, i saldi sono scesi in campo nella speranza di fronteggiare la crisi e il calo dei consumi. E per qualcuno è stato così. Code nei negozi di biancheria intima da donna e nei franchising d’abbigliamento, dove in media i varesini non hanno superato la spesa di 50 euro. Ancora non in impennata le vendite nei negozi di abbigliamento e di accessori classici e di marca il cui target è l’adulto. Ma il morale è alto. «Le vendite stanno andando meglio di quanto pensassimo – spiegano dal negozio di Pollini in via Veneto -: non abbiamo più la coda all’ingresso come tre anni fa, ma si sta lavorando».

I varesini sono per lo più concentrati nell’acquisto di capi d’abbigliamento per i figli. «Già i giorni scorsi – dichiara Ivonne Rosa, responsabile varesina della Fism (federazione italiana settore moda di Confesercenti) e proprietaria di alcuni negozi di abbigliamento in corso Matteotti -, molte mamme sono entrate a informarsi. Oggi le vendite stanno andando bene. Speriamo di continuare così».

b.melazzini

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