Consorzio Varese nel Cuore La Bocconi lo addita a modello

Varese – Fare rete tra imprese si può e funziona. È il caso della società di basket di Varese, spiegato in aula all’Università Bocconi a dicembre. «È una bellissima storia di rete di aziende, con legami e risvolti tra il territorio e lo sport, ed è di un’attualità economica interessante, che può ispirare anche altre realtà» spiega Piero Almiento, consulente marketing del Consorzio Varese nel Cuore e docente Bocconi, in area Marketing Management e Comunicazione.

«La rete di imprese è un obiettivo in Italia perseguibile – continua Almiento – con le più grandi è difficile, non solo per motivi di capitalizzazione ma di mentalità, l’imprenditore italiano vuole avere ambiti decisionali propri, mentre una rete di aziende vi può rinunciare per i vantaggi che la rete stessa dà. Un altro esempio è in ambito turistico, in cui una località ha capacità di offerta più competitiva se fatta da una rete di alberghi, ristoranti, spiaggia e servizi».

Piero Almiento ha presentato il caso del Consorzio nell’ambito del corso coordinato dal professor Paolo Guenzi, della “Sport Business Academy”, fondata da SDA Bocconi e RCS Sport. Oggi il Consorzio è proprietario della Pallacanestro Varese. Il management sportivo di oggi è cambiato, da tre anni dopo la fine dell’era Castiglioni la società, che ha rischiato la chiusura, ha intrapreso con successo la via del consorzio. «Michele Lo Nero e Francesco Vescovi, presidente del Consorzio e presidente della Pallacanestro Varese – racconta Almiento – hanno intrapreso un discorso territoriale, radunando le aziende ognuna come voleva e poteva. Al momento i consorziati sono 72. Le quote sono 120 per mille euro l’una, con l’impegno di una sponsorizzazione triennale da 10, 30 o 50 mila euro. Oggi siamo primi in classifica, ma questo è un successo in più, è stato un successo fare il campionato per come erano messe le cose. Bisogna far andare avanti una società sportiva in modo sostenibile».

Intanto la rete produce altri effetti positivi, e l’obiettivo è arrivare a 100 consorziati: «È un’organizzazione stabile ma non personalizzata come nel modello proprietario-mecenate e a parità di offerte siamo più competitivi sul mercato dei giocatori. È un progetto che vuole crescere non solo come numero ma anche di significato economico, è un ritorno di relazioni tra consorziati e del Consorzio verso l’esterno. È un esempio di rete di aziende tenute insieme da un progetto comune, all’inizio la passione per lo sport e poi con una serie di iniziative diventa una rete importante al di là dell’aspetto sportivo».

p.rossetti

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