LUINO È un rapporto che evidenzia luci e ombre sullo stato di salute della fauna ittica del Lago Maggiore. È quanto emerge dall’ultima attività di ricerca promosse dalla Commissione Internazionale per la Protezione delle Acque Italo-Svizzere (Cipais).
Sotto la lente i risultati delle analisi dei microinquinanti organici presenti nei pesci. Risultati che, come detto, mettono in luce aspetti positivi ma anche negativi. Nel 2011, infatti, nessuno dei campioni di agone pescati e analizzati superava i limiti di Ddt previsti dalla normativa come limite al consumo,
la cui presenza nel Verbano è da ricondursi all’insediamento industriale di Syndial di Pieve Vergonte (VB), nel quale veniva prodotto proprio il Ddt. Decisamente meno positive sono risultate le analisi relative al lavarello: per questa specie, infatti, dopo una tendenza alla riduzione, osservata nel quinquennio passato, ha «fatto seguito un sensibile incremento delle concentrazioni di Ddt nel campione di febbraio 2012, con il superamento della soglia fissata per il consumo umano».
«Questo aumento delle concentrazioni – spiegano gli esperi del Cnr, dell’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi, incaricati del coordinamento delle ricerche – si era già verificato nell’aprile del 2010. Appare così evidente come in alcuni momenti dell’anno, i livelli di Ddt nel lavarello, risultano superiori ai limiti di legge. Per quanto concerne il gardon, invece, si osservano concentrazioni in diminuzione rispetto al 2010 e comunque entro le soglie fissate dalla legge».
Agone e gardon, però, «sono i pesci più contaminati da Pcb, ovvero i policlorobifenili, componenti utilizzati a livello industriale in passato per la creazione di antiparassitari e erbicidi, con concentrazioni comunque stabili rispetto al 2010 ancorché superiori a quelle del 2009».
Il servizio completo sul giornale in edicola lunedì 14 gennaio
s.bartolini
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