Corvi impiccati per le zucchine Ecco il precedente sul confine

VARESE Rimanda alla scorsa estate il mistero dei corvi impiccati a Varese. Avvistati, nelle scorse ore, nella zona della cascina Campaccio, lungo la via Friuli. Perché a creare scandalo e polemiche a non finire era stato un caso analogo.
Scoperto nella piana di Magadino, località ticinese non lontana dal confine con il Varesotto, e pubblicamente denunciato da diverse associazioni ambientaliste. Lo scorso mese di agosto, infatti, diversi corvi e cornacchie erano stati uccisi e successivamente impiccati,

o comunque esposti, come spaventapasseri nei campi. Con l’obiettivo di fungere da «deterrente» per altri uccelli della stessa specie.
«Una barbarie – confermano dalla Società protezione animale di Bellinzona che aveva denunciato il caso – che rimanda a metodi ottocenteschi di protezione del raccolto. Che però non hanno alcun effetto». Da qui l’indignazione accompagnata però da alcuni momenti di tensione, soprattutto nei confronti di Renato Oberti, presidente dell’OrTI, l’associazione che raggruppa gli orticoltori ticinesi, a suo tempo intervenuto per difendere l’arcaico sistema di difesa delle colture. «Si lascia un corvo appeso a dei pali solo per fare in modo che gli altri corvi restino lontani e non danneggino le colture. Se non si facesse così – aveva spiegato -, tutti i campi di zucchine sparirebbero». Dichiarazioni che lo avevano fatto finire nel mirino della contestazione. Accompagnate anche da alcune minacce esplicite nei suoi confronti. Cui si era unito l’invito a boicottare i prodotti agricoli ticinesi.

s.bartolini

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