VARESELo Stato ha presentato il conto: vuole indietro 51 milioni e 246mila euro di imponibile, cifra che includendo l’Iva sale fino a toccare quota 61.495.611 euro e spiccioli.
I presunti evasori sono alla sbarra per rispondere della valanga di fatture fittizie che avrebbero prodotto per frodare il Fisco.
Stamattina è iniziato il processo a carico di Ciro Miele, classe 1961, originario di Portici (Napoli) e ufficialmente residente a Luino; e di Saverio Ceraudo, 66 anni, nato a Petilia Policastro (Crotone) ma domiciliato a Lavena Ponte Tresa.
Secondo l’accusa, i due avrebbero dato corpo ciò che la Guardia di finanza chiama “cartiera”. «Cioé un ente – come spiegano dal comando delle Fiamme gialle di via Foresio – formalmente costituito, in possesso di partita Iva e iscritto alla Camera di commercio, la cui funzione concreta è solo quella di emettere fatture per operazioni inesistenti, in combutta con soggetti terzi, destinatari dei documenti».
Al centro della presunta maxitruffa, un vorticoso giro di fatture false (prodotte da fantomatici acquisti di telefonini) e di bonifici all’estero.
e.romano
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