Busto Arsizio Bastò uno squillo. «Pronto, sono Tania Sachs. Ti andrebbe di venire con me a Los Angeles?». È nato con questa telefonata a bruciapelo, nell’ottobre 2000, il rapporto professionale tra il fotografo Efrem Raimondi e Vasco Rossi. Un rapporto che dura ancora oggi, e che è all’origine del libro fotografico “Tabularasa”, uscito lo scorso 5 dicembre per Mondadori (240 pagine, 25 euro). Un emozionante racconto per immagini che attraversa 27 anni di carriera di Vasco Rossi, realizzato a quattro mani con il fotografo Toni Thorimbert (sono di quest’ultimo gli scatti che vanno dal 1985 al 1999, mentre Raimondi è autore delle foto dal 2000 a oggi).Eppure la risposta di Efrem Raimondi alla telefonata di Tania Sachs, storica capo ufficio stampa di Vasco, non fu esattamente la miglior premessa a una collaborazione duratura con il rocker di Zocca. Ce lo spiega lui stesso nella sua casa di Busto Arsizio. Dove, nel 2010, ha aperto insieme alla collega Emanuela Balbini “Lalterstudio”, un negozio-atelier in via Bonsignori. «Quando ricevetti quella telefonata pensai a uno scherzo e riattaccai – ricorda – Sono sempre stato un estimatore di Vasco, ma all’epoca non conoscevo il suo entourage. Fortunatamente, Tania pensò semplicemente che fosse caduta la linea. E mi richiamò».Fino a quel giorno di fine ottobre 2000, Efrem Raimondi (un maestro della fotografia: ha immortalato, solo per citare alcuni nomi, Joe Strummer, gli Oasis, Valentino Rossi, Giorgio Armani) non aveva mai avuto occasione di fotografare Vasco. «Ascoltavo le sue canzoni e basta. Il primo contatto diretto fu quella famosa telefonata. Dopo aver accettato la proposta, lo raggiunsi a Los Angeles: dovevo realizzare le foto per la campagna stampa di Stupido Hotel».Da allora, la collaborazione con il rocker è stata continuativa. Questione di stima reciproca e, anche, di affinità elettive: «Sono stato definito un fotografo scomodo, così come Vasco è un cantante scomodo» . Raimondi ha immortalato Vasco nelle situazioni più diverse, e negli scatti contenuti in “Tabularasa” la rockstar acclamata da intere generazioni di fans convive con l’uomo Vasco, con tutte le sue sfumature e complessità. «Non è facile fotografarlo, lui anzi ha detto chiaramente che odia posare davanti all’obiettivo – svela Raimondi – Ma nonostante questa sua insofferenza, non ha mai creato problemi, anzi è sempre stato collaborativo. E molto professionale». «Nel novembre 2003 – racconta Raimondi – gli proposi un’idea: farsi fotografare vestito sotto la doccia. Lui mi rispose che in quel momento non poteva perché era molto raffreddato, ma che l’idea gli piaceva. Bene, un paio di mesi dopo, mi disse di andare
a trovarlo in un albergo di Roma per realizzare quel progetto. Quelle foto sono diventate una famosa copertina di Rolling Stone».Ma com’è nata l’idea di “Tabularasa”? «Il 28 febbraio 2012 ho fotografato Vasco a Bologna – spiega Raimondi – In quel periodo lui era provato fisicamente, e questo nella foto si nota. Pubblico l’immagine su Facebook, aggiungendo alcune frasi del testo di “Vivere o niente” e si scatena tutta una serie di reazioni. Il giorno dopo ricevo un messaggio di Toni Thorimbert, che dopo aver visto la fotografia, mi chiede “Senti, perché non facciamo insieme un libro su Vasco?”. Ecco, “Tabularasa” è nato così. Anche il titolo è venuto fuori già nel primo incontro con Toni. Rende bene l’idea di un’epoca che si chiude e di un’altra che inizia, completamente diversa dalla precedente».Nel giro di pochi mesi, il libro prende forma. Dalle 400 foto visionate inizialmente, ne vengono selezionate (anche con l’apporto della photo editor Stefania Molteni) quasi 200. Che vengono pubblicate senza alcun ordine cronologico, né astratte separazioni tra foto analogiche e digitali, a colori e in bianco e nero. Perché ciò che conta davvero è il ritmo della narrazione.Il Blasco che emerge dagli scatti del libro è un uomo complesso, non riducibile a facili stereotipi: ora carismatico Komandante di una schiera di fedelissimi fans, ora, lontano dal palco, persona semplice e autoironica, spesso propensa a demistificare il suo ruolo pubblico di rockstar. Non a caso, svela Raimondi, Vasco «apprezza molto alcune immagini che altre star non prenderebbero neppure in considerazione: foto apparentemente prive di appeal mediatico, ma che lui ama perché sono state scattate in un momento o un luogo a lui particolarmente congeniali». Allo stesso modo, non è facilmente definibile il popolo di Vasco, anch’esso ben presente nel libro: «Non ha senso generalizzare – precisa Raimondi – I fans di Vasco sono molto diversi tra loro per età, ceto sociale, cultura. Li accomunano le stesse emozioni».«Fin dall’inizio, comunque, io e Toni avevamo deciso quali sarebbero state la prima e l’ultima foto del libro – sottolinea Raimondi – L’ultima è quella di cui parlavo prima, quella che ha dato origine all’idea di “Tabularasa”. La prima è una foto che Toni ha scattato a Vasco nel 1985. Abbiamo entrambi ravvisato un respiro comune in quei due scatti: al di là dei 27 anni di distanza, c’erano delle affinità, quasi impressionanti, tra quel Vasco e quello di oggi. Ci piaceva l’idea di iniziare e finire il racconto in questo modo. Ed è proprio stato come chiudere un cerchio».Francesco Inguscio
f.artina
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