È arrivato un terremoto, gli italiani si sono ricordati del grandioso patrimonio artistico del Paese. Ogni paesetto, ogni borgo visto in televisione possiede capolavori eccezionali. Di fronte alle rovine ognuno ha capito l’entità della perdita. Per non parlare delle tele e degli affreschi. Era già successo all’Aquila e le macerie sono ancora lì. Dopo poco cominciarono i crolli a Pompei. Certo noi dell’altra Italia vorremmo agire, ma non abbiamo le leve del potere. Chi le ha continua invece imperterrito a consumare 100 miliardi di euro all’anno in privilegi e sprechi.
Francesco Degni
Sì d’accordo. D’accordo (1) sui privilegi e gli sprechi, lo diciamo ogni giorno. Speriamo di poter dire tra qualche tempo che la spending review affidata al supertagliatore Bondi ha portato a risultati importanti. Bondi userà l’accetta, l’incognita è la disponibilità del Parlamento ad accettarla.
Meglio: fin dove accettarla. Ma Bondi e il governo hanno una sola scelta: fare quel che devono, e se non glielo lasciano fare, se ne vadano. Rivoltino sui partiti la responsabilità. D’accordo (2) anche a proposito del patrimonio d’arte. E’ una straricchezza del Paese, ma il Paese è povero di considerazione verso questo tesoro.
A volte si ha l’impressione che lo sopporti. Naturalmente lo trascura, abbiamo siti di pregio planetario e sono ridotti al degrado. Uno dei modi per crescere, l’Italia ce l’ha sotto agli occhi e sotto mano: è investire nella cultura.
Chissà che il terremoto, nella sua negatività, non ispiri pensieri positivi sul privilegio, questo sì, da riservare alla cultura. E sulla necessità, anche questo sì, di non sprecarne il potenziale.
Ma l’esperienza induce purtroppo a essere pessimisti, nel passato governo di centrodestra figuravano autorevoli sostenitori della tesi che con la cultura non si mangia.
Effettivamente si mangia con altro. Su altro. Sarebbe finalmente l’ora di cambiare menù, però è difficile (impossibile?) disaffezionarsi da alcune consolidate abitudini. Reggono a ogni scossa.
Max Lodi
p.marengo
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